(Teleborsa) -
Intesa Sanpaolo chiude i nove mesi con un utile netto di 2,33 miliardi, in calo rispetto ai 2,72 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. Tuttavia, il risultato ammonta a oltre 2,5 miliardi escludendo i contributi al fondo di risoluzione ed a
3,2 miliardi di euro considerando la plusvalenza netta di 895 milioni relativa alla
vendita di Setefi e Intesa Sp Card. L'utile risulta così già superiore ai 3 miliardi di dividendi annunciati per il 2016.
Nel 3° trimestre, l'utile netto si attesta a 628 milioni, rispetto ai 722 milioni dello stesso periodo del 2015, ed il
risultato di gestione sale del 9% a oltre 1,91 miliardi.
I
proventi operativi netti hanno infatti superato i 4 miliardi di euro e risultano in aumento del 6% rispetto al terzo trimestre 2015. Le
commissioni si attestano a 1.745 milioni di euro nel terzo trimestre, in linea con il terzo trimestre 2015, dopo il calo registrato su base annua nel primo e nel secondo trimestre 2016 (rispettivamente pari al 5,6% e al 4,8%), in corrispondenza della ripresa del risparmio gestito.
Sul fronte
patrimoniale, i crediti verso la clientela ammontano a 365 miliardi con un aumento del 6,5% su settembre dell'anno scorso. Il complesso dei
crediti deteriorati cala del 6,2% a circa 31 miliardi e le sofferenze ammontano a 15 miliardi, pari al 4,1% degli impieghi con un grado di copertura del 60,5%.
Elevato livello di patrimonializzazione per la banca, che vanta un
CET1 ratio pari al 13% considerato un livello top tra le maggiori banche europee
Intesa Sanpaolo si propone anche come
motore dell'economia reale, ricordando di aver spinto le
erogazioni di prestiti a 34 miliardi di euro a famiglie e imprese, con una crescita del 17% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Il titolo Intesa Sanpaolo in Borsa prosegue in calo dello 0,79%, facendo meglio delle altre banche, in una giornata in cui il comparto sconta il progressivo allargamento dello Spread.