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Scuole all’estero, servono modifiche per legge delega approvata in CdM

Lo sottolinea il sindacato della scuola Anief che spiega come questa metta a rischio organici e diritti del personale

Scuola
Scuole all’estero, servono modifiche per legge delega approvata in CdM
(Teleborsa) - La legge delega approvata in Consiglio dei Ministri lo scorso 14 gennaio sul riordino delle scuole italiane all'estero deve essere urgentemente cambiata con degli emendamenti riparatori le modifiche sono necessarie per evitare danni professionali al personale in servizio precario e di ruolo. E' quanto auspica il sindacato della scuola Anief che spiega come il testo, approdato alle commissioni parlamentari, infatti, piuttosto che invogliare sembra punire il personale in servizio nelle 142 scuole, nei 242 lettorati e nei corsi di lingua e cultura italiana dove sono iscritti più di 30mila alunni (scuole italiane ed europee), 60 mila nei lettorati, 320mila nei corsi ex lege 153/71. La loro caratteristica è quella di rivolgersi a una utenza mista, composta da alunni italiani e stranieri, e di proporre le lezioni sia in lingua italiana sia in quella locale. E il loro apporto è fondamentale, poiché la lingua italiana figura tra le prime 20 più parlate al mondo e al quarto posto tra le più richieste.

Nello specifico - spiega Anief - l'attuale schema in questi giorni è all'esame delle commissioni parlamentari e riduce ulteriormente l'indennità fissa di sede (-38% dal 2014 per docenti superiori), penalizza il rientro in Italia (no al super-punteggio e sì ad ambiti territoriali), cancella le supplenze (ore aggiuntive obbligatorie per chi è in servizio), svilisce la dirigenza (lontana dall’ISE dei diplomatici), mortifica le reggenze (nessun esonero o indennità), introduce un tetto all'organico di sostegno (10 unità).

Per il sindacato è un'operazione inconcepibile proseguire coi tagli ai corsi e alle docenze all'estero avviati durante il Governo Monti, che ha già ridotto il numero di corsi e di docenti in servizio fuori Italia, penalizzando la domanda e l'allargamento dell’identità culturale italiana nel mondo. Inoltre, solo nel 2015 un docente di scuola superiore, a seguito delle operazioni di spending review, ha perso il 12% di indennità di sede. Ora, con la proposta di riforma, si aggiungerebbe un’ulteriore perdita netta del 26%. Svariate le proposte di modifica presentate dal sindacato.

"Non possiamo permettere che come ringraziamento al servizio prestato dai precari nell'ultimo quinquennio si proceda alla loro cancellazione. Così come sono inaccettabili le probabili riduzioni di organici e gli spezzoni di ore", spiega Marcello Pacifico Presidente Anief e segretario confederale Cisal. "I problemi del precariato si risolvono invece riconoscendone dignità e parità di trattamento, alla luce anche delle ultime sentenze della Cassazione che equiparano il servizio pre-ruolo a quello di ruolo. Lo stesso vale per l’indennità tabellare, senza per forza rivolgersi a professionalità esterne non abilitate in Italia per le stesse materie. Se passa le delega, piuttosto che scegliere la sede e aver riconosciuto un super-punteggio, il personale si ritroverà suo malgrado nella bolgia degli ambiti territoriali. Inoltre i nostri governanti sembrano non sapere affatto che reggere una scuola all'estero, in assenza di un dirigente scolastico, non può prescindere dall'esonero dall'insegnamento e da un trattamento economico adeguato.



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