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Alitalia, Calenda: "Immorale punire i lavoratori ma anche i contribuenti"

Intervistato da Sky TG24 il responsabile MISE ha criticato il management della compagnia. Ora inevitabili le "ristrutturazioni". Sindacati preoccupati

Economia, Trasporti, Welfare
Alitalia, Calenda: "Immorale punire i lavoratori ma anche i contribuenti"
(Teleborsa) - "Matteo Renzi ha detto una cosa giusta, sarebbe allucinante punire i lavoratori per il "NO" al referendum. Io aggiungo che sarebbe immorale, ma sarebbe allucinante e immorale anche punire i contribuenti che giustamente hanno i loro motivi per essere seccati". E' quanto ha detto il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, intervistato da Maria Latella su Sky TG24, parlando del futuro di Alitalia appunto dopo il "NO" dei lavoratori al preaccordo sindacale sul rilancio della compagnia.

Calenda non ha risparmiato critiche al management della compagnia, aggiungendo che "il fallimento sarebbe uno shock per il Pil". "Da chiunque arrivi - ha proseguito il Ministro - ci saranno delle manovre di ristrutturazione".

"Riteniamo indispensabile un confronto tra sindacati e Governo, interrotto dall'esito del referendum, mirato ad individuare e gestire una soluzione che sia la meno traumatica possibile per tutte le parti in causa", ha dichiarato il Segretario generale dell'Ugl, Francesco Paolo Capone, a margine delle celebrazioni per il 1 Maggio organizzate dal sindacato a Latina. Per Capone "l'Italia non solo non può permettersi soluzioni tragiche per la una compagnia cosi' importante come Alitalia che conta 12 mila dipendenti".

Da parte sua, anche il leader della Cgil, Susanna Camusso, parlando ieri sabato 29 aprile a Palermo del "caso Alitalia", aveva accusato "la responsabilità precisa di un management che ha buttato via piani aziendali uno dopo l'altro, non facendo le scelte industriali necessarie". "Siamo di fronte a un'azienda che fallito quel piano e deve decidere la sua prospettiva - aveva sottolineato il segretario Cgil - perciò temiamo, perché questi sono i segnali, una scelta di disimpegno. Ed è esattamente la ragione per cui bisogna tornare a discutere di piano industriale, di ruolo d'indirizzo da parte del Governo, di scelte di intervento se necessarie.


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