(Teleborsa) -
Più di 7 milioni gli italiani che oggi, domenica 10 giugno, sono chiamati alle urne. Gli eventuali ballottaggi sono previsti per due settimane più tardi, il 24 giugno. Nel dettaglio sono interessati
761 comuni su 7.954: 586 appartenenti alle regioni a statuto ordinario, 137 in Sicilia e 38 in Sardegna. In totale voteranno 7.052.803 elettori. Urne aperte
dalle 7 alle 23, e lo scrutinio inizia subito dopo la conclusione delle operazioni di voto. I cittadini interessati devono decidere per l'elezione diretta dei sindaci e dei consigli comunali, con
l'eccezione di Roma, dove 291 mila cittadini saranno chiamati a riscrivere l'organigramma di due Municipi (il terzo e l'ottavo) della Capitale.
20 i capoluoghi di provincia chiamati alle urne, tra questi Ancona che è anche capoluogo regionale delle Marche. Gli altri: Avellino, Barletta, Brescia, Brindisi, Catania, Imperia, Massa, Messina, Pisa, Ragusa, Siracusa, Siena, Sondrio, Teramo, Terni, Trapani, Treviso, Vicenza, Viterbo. Il dato politico come sempre verrà letto soprattutto nei capoluoghi, se non altro per via del patrimonio degli uscenti: ben quindici sindaci di centrosinistra, due di centrodestra, uno solo dei 5 stelle e due espressione di liste civiche, fra i quali l’eretico di sinistra Renato Accorinti, primo cittadino di Messina.
I DATI SULL'AFFLUENZA - Alle ore
12, fa sapere il Viminale, ha votato il 19,82 per cento degli aventi diritto in 623 comuni dei 761 chiamati alle urne per le amministrative. Alla precedente tornata del 2013, quando però si votava in due giorni, la percentuale era stata del 1
4,48. Il dato, però, non tiene conto del risultato della Sicilia, gestito direttamente dalla Regione, dove ha votato il 16,94 per cento degli aventi diritto.
TEST PER MISURARE LA FORZA DI LEGA E M5S - Il
"governo del cambiamento", dunque, alla prova del voto: dopo i test elettorali delle regionali in Molise, Friuli e Val d’Aosta, quello di oggi è il
primo test utile per misurare l’umore dei cittadini di fronte alla scomposizione dell’antico quadro bipolare e alla scelta della Lega e del Movimento 5 stelle di legarsi in un inedito “contratto” postelettorale. Non a caso Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i due leader delle forze contraenti, nonostante gli impegni come vicepresidenti del Consiglio e titolari di ministeri di peso, non si sono risparmiati girando
l’Italia da Nord a Sud per la campagna elettorale.