(Teleborsa) -
L'ipotesi di riforma delle pensioni con quota 100 sta prendendo forma, ma vi sono alcuni dettagli da mettere a punto, che invariabilmente sono destinati a cambiare la vita di migliaia persone. In base a quanto emerso dopo
il vertice di venerdì scorso,
oltre 400 mila lavoratori potrebbero finalmente raggiungere l'agognato traguardo
nel 2019 rispetto all'attuale sistema delineato dalla Riforma Fornero. Di questi il 60% apparterrebbero al settore privato ed il 40% a quello pubblico.
Il governo sarebbe al lavoro sull'ormai famigerata quota 100, che potrebbe essere raggiunta con un
minimo di 62 anni d'età e 38 anni di contributi, mentre
oggi occorrerebbero almeno 67 anni d'età per accedere al pensionamento con le regole attuali.
Ogni scelta produrrà delle conseguenze numeriche sui pensionamenti nel 2019, vale a dire che con l'ipotesi
63 anni (classe 1956) e
36 anni di contributi potrebbero andare in pensione
450 mila lavoratori in più rispetto alle regole vigenti, e su questa proposta starebbe spingendo la Lega, mentre con
64 anni d'età (classe 1955) e
37 anni di contributi il beneficio riguarderebbe
410 mila persone in più.
Parallelamente si lavora anche sui
contributi necessari ad andare in
pensione anticipata indipendentemente dall'età: in base allo schema attuale nel 2019 occorrerebbero 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne, mentre l'ipotesi allo studio sarebbe quella di
portarli a 41 anni e 6 mesi.
Fra le varie proposte sul tavolo, avanzata dalla Lega, vi sarebbe poi la possibilità di
riscattare gli anni di Laurea a tassi agevolati (ogi le richieste di riscatto sono molto onerose ed in pochi ne hanno fatto domanda) ed una sorta di
sanatoria contributiva, che consentirebbe ai lavoratori di
coprire gli anni contributivi scoperti sempre con meccanismo agevolato, con la finalità di favorire i lavoratori precari.