(Teleborsa) - E' di fatto bagarre sul futuro di Alitalia. Mentre il
Gruppo FS si è appena fatto avanti con una manifestazione di interesse, ma con riserva di "verifica delle carte", sulla ex compagnia di bandiera. Una manifestazione che lo stesso Gruppo ferroviario ha infatti precisato con prudenza "che non è in questa fase vincolante". Per di più, "voci" provenienti da "Villa Patrizi", storica sede delle FS, raccontano, con comprensibile grande cautela, che "
il possibile coinvolgimento nel settore aereo non abbia proprio provocato salti di gioia tra i diversi personaggi che contano".
Il vicepremier
Luigi Di Maio non molla la presa, sempre più convinto che il piano di rilancio di Alitalia spetti all'Esecutivo, anche con la costituzione di una new company,
perché contenuto nel contratto di Governo. Insomma, la si chiami come si vuole, il leader M5S è fermamente deciso per una forma di "rinazionalizzazione".
Una posizione non condivisa da tutti i Ministri, e con lo stesso Premier
Conte piuttosto cauto. Il Titolare del dicastero dell'Economia
Tria, infatti, già ieri 12 ottobre aveva espresso qualche perplessità. "
Penso che delle cose che fa il Tesoro debba parlarne il Ministro dell'Economia", aveva spiegato il titolare di via XX settembre aggiungendo: "Io non ne ho parlato" e mettendo così un freno alle parole di
Di Maio.
Quanto al ruolo di
Cassa Depositi e Prestiti, che dovrebbe sostenere finanziariamente la nuova Alitalia - nella quale entrerebbero il
MEF (convertendo il prestito ponte in azioni) e le Ferrovie con una partecipazione di minoranza - i 5 Stelle lo danno già per assodato, ma per
Tria è ancora "tutto da verificare. Tanto più che le Fondazioni bancarie, azioniste col 16% della stessa Cassa, sembrano contrarie ad ogni coinvolgimento nel salvataggio di Alitalia ancora in mano ai Commissari. E che lo stesso Statuto della Cassa non prevede possibilità di intervento finanziario in favore di società fallite. E Alitalia, al momento, non sembrerebbe possedere tutti i requisiti richiesti.
La costituzione di una new company potrebbe tuttavia cambiare la situazione.
La strada scelta dall'Esecutivo del ritorno dello Stato azionista attraverso il
Ministero dell'Economia e Finanze con una newco partecipata anche da
FS, era già stata illustrata
dal vicepremier pentastellato nell'incontro con i sindacati. Tuttavia i dubbi non mancano. Primo tra tutti l'identificazione del partner industriale, grande assente almeno al momento. Ovvero quella
compagnia aerea partner possibilmente di valenza internazionale, per non dire intercontinentale, che ne acquisisca possibilmente il 49% del capitale sociale. Una coltre di nebbia avvolge infatti la sua identità, che sembrerebbe ancora far parte solo delle più diverse ipotesi.
Intanto alcuni finanziatori del passato preferiscono rimanere a guardare e non si sbilanciano.
Intesa Sanpaolo non guarda al dossier Alitalia: "Non ho mai parlato con il ministro Tria della compagnia aerea - ha affermato il Presidente del Gruppo bancario,
Gian Maria Gros-Pietro - e infatti da tempo diciamo che l'Italia, come Paese a forte vocazione turistica, avrebbe bisogno di una compagnia di bandiera, sarebbe una cosa importante. E per questo in passato l'abbiamo sostenuta. Non sono al corrente della vicenda e non siamo affatto contenti dei risultati avuti in passato. Non siamo interessati e aspettiamo".