(Teleborsa) - Sta per alzarsi il sipario sulla
69esima Edizione del Festival di Sanremo, in onda su Rai Uno da
martedì 5 a sabato 9 febbraio, la seconda sotto la direzione artistica di
Claudio Baglioni che sarà affiancato sul palco dai co-conduttori
Claudio Bisio e Virginia Raffaele.
Ventiquattro i big sul palco che resteranno in gara fino all'ultima serata, nessuna eliminazione.
Comunemente nota come "la manifestazione musicale italiana per eccellenza", al netto delle polemiche di rito, il
Festival di Sanremo nasce all’alba degli anni '50 sulla scia dell’entusiasmo e della voglia di evasione e ricostruzione di
un’Italia ancora ferita dalla Seconda Guerra Mondiale, accompagnandone il
boom economico e catalizzando, negli anni, l'attenzione di una bella fetta del Paese, contesto ideale per riflettere i
gusti e il costume dello Stivale. Sono in tanti a chiedersi se questa edizione, presentata sotto il segno del
rinnovamento, riuscirà davvero a dare nuova linfa al
"sistema musica" italiano. Non è mistero, infatti, come ormai da anni si parli in maniera piuttosto diffusa di
crisi della discografia. Il mondo dell’industria musicale punta il dito
contro internet e contro la rete, colpevoli di aver modificato le abitudini dei consumatori con
impatti negativi sul mercato.
Ma è davvero così?I dati dell’
International Federation of the Phonographic Industry (IFPI), l’organizzazione che rappresenta gli interessi dell'industria discografica a livello mondiale, evidenziano come il business della musica sia cresciuto nel 2015 e nel 2016. Per capirci meglio, raramente vi sono stati dati così positivi dal
1977, anno in cui questo organo ha iniziato a monitorare il mercato musicale.
Ovviamente, non si vendono più milioni di copie fisiche, specialmente in Italia, ma c'è da fare i conti con
l'impatto della tecnologia sulle nostre vite.
I numeri nel report dell'
IFPI mostrano un incremento del mercato discografico globale pari all
'8,1% nel 2017, terzo anno consecutivo di crescita dal 1997 con ricavi totali pari a a 17,3 miliardi di dollari. L'aumento mondiale del consumo di
streaming è stato al centro della crescita, con il numero di abbonati paganti che sale a 176 milioni su tutti i mercati (64 milioni dei quali sono stati aggiunti nel 2017). Lo
streaming guida i ricavi e, per la prima volta,
è diventato la principale fonte di entrate.
Venendo alle cose di casa nostra,
"il mercato italiano nel 2017 ha visto un calo per lo più dovuto a una revisione delle basi contrattuali con le piattaforme, ma i primi mesi del 2018 hanno mostrato un nuovo balzo con lo streaming (+67,5%) che supera il fisico, comunque in crescita nel primo trimestre (+5,8%)”: ha detto il CEO della
Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI), Enzo Mazza.
Oggi lo
streaming in Italia rappresenta il
45% di tutte le entrate discografiche e supera di poco i ricavi del segmento fisico. In calo invece il download. Tra il
2013 e il 2017 il mercato italiano digitale ha registrato una crescita media del 13%.