(Teleborsa) - Continua la
corsa del petrolio, le cui quotazioni si sono portate su nuovi
massimi dell'anno, di rimando alla strategia restrittiva dell'OPEC (ed assimilati) ed ai passi avanti fatti da
USA e Cina per risolvere le divergenze che hanno bloccato il
commercio mondiale. Il future sul petrolio Nordamericano
, il Light Crude Oil, ha concluso la settimana oltre i 57 dollari al barile, con un rialzo di quasi il 3%, accumulando un guadagno da inizio anno che sfiora il 26%. Parallelamente, il Petrolio Brent del Mare del Nord è balzato oltre i 67 dollari al barile, con un incremento superiore aell'1% su settimana e di oltre il 24% da inizio anno.
Alla base dell'ascesa delle quotazioni c'è il taglio deliberato
dall'OPEC e dai membri aggiunti, in particolare la Russia, per riportare i prezzi su livelli ritenuti "adeguati". Contingentamento che sembra procedere in linea con quanto annunciato ed anche di più, che va ad aggiungersi al
flop della produzione del Venezuela. IL Paese latino-americano come noto è alle prese con una crisi politica, economica e sociale senza precedenti, che ha duramente colpito le sue risorse chiave, in particolare l'industria estrattiva, con la paralisi della oil company statale
PSVDA.Nel frattempo, proseguono con
"buoni progressi" le trattative fra le delegazioni degli USA e della Cina per portare a casa un accordo commerciale entro la scadenza del 2 marzo, giorno in cui terminerà la tregua siglata al G20 dai presidente Donald Trump e Xi Jinping. Un compromesso potrebbe essere raggiunto a breve per riattivare i flussi commerciali che comprendono anche i prodotti energetici.
A stemperare l'ottimismo del mercato petrolifero i report settimanali
dell'EIA sulle scorte USA e di Baker Hughes sul monitoraggio dei pozzi attivi, che confermano un surplus produttivo nel
Nord America.