(Teleborsa) -
A. Menarini Industrie Farmaceutiche Riunite S.r.l. ha la sua Sede storica a Firenze, nella zona di Campo di Marte, non lontano dalla omonima stazione ferroviaria, la seconda per importanza del capoluogo della Toscana, e dallo Stadio Comunale.
Qui prestano la propria opera oltre 1000 persone impegnate in diverse mansioni, in buona parte donne. L'attenzione del management dell'azienda, a cominciare dalla dottoressa Lucia Aleotti attualmente nel board della società e azionista di maggioranza, oltre che alle innumerevole e complesse problematiche di una casa farmaceutica di respiro mondiale,
è rivolta al "benessere" e alla tranquillità del personale. Con particolare riguardo alle donne con bambini e, perché no, anche ai papà. Teleborsa ha incontrato Lucia Aleotti che ha illustrato appunto l'attività dell'azienda e con una punta d'orgoglio il
Menarini Baby, una sezione del complesso che accoglie i più piccoli ancora in fase di allattamento permettendo alle mamme di esser vicine ai piccoli e di accudirli facilmente anche durante l'orario di lavoro.
Menarini Farmaceutica, 3 miliardi e seicento milioni di fatturato, è presente in 136 Paesi nel Mondo. Ottimi risultati, quali sono i vostri obiettivi strategici?"I nostri obiettivi strategici da sempre sono la crescita della nostra presenza internazionale e l'investimento in ricerca. Abbiamo soprattutto una focalizzazione nell'area dell'oncologia, dove la scienza sta facendo grandi passi in avanti, e quindi riteniamo che oggi un'azienda farmaceutica riesca a portare un grande aiuto per i pazienti che ancora hanno molto bisogno di terapie efficaci in questo settore".
I dipendenti, oltre 17 mila, nell'ultimo anno 600 assunzioni, il 60% erano donne, Un motivo particolare?"I dipendenti sono il segreto del nostro successo. Soprattutto la loro qualità con la voglia di fare e di raggiungere gli obiettivi. Il 60% dei nuovi assunti nell'ultimo anno è donna ma non perchè abbiamo voluto rispettare una quota rosa che nessuno ci imponeva, ma perchè sono state le migliori. Quindi è una grande soddisfazione, anche da donna, dire che per poter essere più competittivi e più bravi per raggiungere i nostri risultati le donne sono un elemento cruciale".
Menarini Farmaceutica è però anche attenta alle sue lavoratrici donne, ci può parlare del Menarini Baby? Cos'è?"Il Menarini Baby, dove siamo ora, è un piccolo aiuto che abbiamo voluto dare qui nella sede di Firenze a tutte le donne che lavorano da noi, per aiutarle a stare vicino ai loro bambini nella fase di allattamento e quando sono molto piccoli. Quindi abbiamo creato questo nido che è partito da zero, e che oggi ospita 44 bambini, dove le mamme portano i loro bambini alla mattina, possono venirli ad incontrare e allattarli durante la giornata lavorativa. Il tutto in un ambiente davvero bellissimo, gestito da professionisti che non fanno parte del Gruppo Menarini ma che hanno una dedizione particolare a questa attività".
Ci sono diversi progetti che voi seguite, in particolare siete molto attenti a delle realtà più difficili, può parlarcene?"Diciamo che essere inseriti in un contesto cittadino come siamo noi nel cuore di Firenze ci aiuta anche a capire che il mondo intorno è vivente e ha tante necessità. Quindi abbiamo cercato, dove abbiamo capito che ci sono delle realtà più difficili, di dare ilnostro supporto. A cominciare da un progetto che abbiamo portato avanti per diversi anni con il Comune di Firenze, di ristrutturazione di certi appartamenti di edilizia popolare per poterli mettere a disposizione di famiglie che avevano perso il lavoro e quindi poi avevano perso la casa per via della crisi degli ultimi anni. Oppure più recentemente abbiamo fatto un accordo con il Maggio Musicale Fiorentino, acquistando moltissimi biglietti, quasi 2000, che più destiniamo a persone meno fortunate che non avrebbero l'occasione di andare ad una bellisssima serata di teatro a conoscere la musica. Poi abbiamo anche dedicato la nostra attenzione al tema del maltrattamento delle donne. Un tema che è all'ordine del giorno sui nostri media e ci siamo accorti che qualche volta anche i giornalisti stessi hanno difficoltà a trattare quesi argomenti perchè le parole da usare in quasto caso sono fondamentali, non devono essere offensive per la vittima e non devono neanche in maniera involontaria creare di nuovo delle ferite. Quindi abbiamo dato il nostro contributo non condizionato ad un'iniziativa che si prefigge ad insegnare ai giornalisti come usare le parole giuste nel trattare i casi di violenza sulle donne".