(Teleborsa) - Cresce l'incidenza del
deficit sul PIL al 10,3% nel secondo trimestre 2020, per la decisa riduzione delle entrate, legata alla contrazione dell’attività economica, e per il consistente aumento delle uscite, su cui hanno inciso le misure di sostegno introdotte per contenere gli effetti negativi dell’emergenza sanitaria ed economica.
E' quanto segnala l'ultimo rapporto trimestrale dell'Istat, secondo cui il
saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato
negativo, con un’incidenza sul PIL del
-5,9% (+4,1% nel secondo trimestre del 2019) ed il
saldo corrente anch'esso
negativo, evidenzia un’incidenza sul PIL del
-6,3% (+3,3% nel secondo trimestre del 2019).
La
pressione fiscale è stata pari al
43,2%, in crescita di 1,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante la marcata riduzione delle entrate fiscali e contributive.
Crollo redditi famiglie. Italiani più formicheIn caduta il
reddito disponibile delle famiglie, che ha registrato una
contrazione marcata del 5,8% rispetto al trimestre precedente, seppure molto meno ampia di quella registrata dal PIL nominale, che si è tradotta in una riduzione del
potere di acquisto (-5,6%) per effetto della dinamica negativa dei prezzi.
La contrazione dei redditi si è riflettuta sui
consumi, che sono
diminuiti dell’11,5%, mentre la propensione al
risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari
al 18,6%, in aumento di 5,3 punti rispetto al trimestre precedente.
Profitti imprese al palo ma tengono investimentiLa quota di
profitto delle società non finanziarie, stimata
al 39%, è diminuita di 2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il
tasso di investimento è aumentato di 1 punto percentuale rispetto al trimestre precedente, salendo
al 22,1%, quale risultato di un calo degli investimenti meno marcato di quello del valore aggiunto.