(Teleborsa) - Il
crollo del
PIL causato dalla crisi pandemica viene ora pronosticato in un
meno 9% sul 2020 nella
bozza della nota di aggiornamento al DEF (
NaDEF)
che, sempre secondo le stime del Governo, verrebbe seguito da un
rimbalzo del
6% nel 2021, un più 3,8% nel 2022 e un più 2,55 nel
2023.
"L'
emergenza sanitaria generata dall'epidemia da Covid-19 si sta ripercuotendo
sull'economia italiana, così come su quella di ogni altro Paese al mondo, con un
impatto senza precedenti rispetto alle crisi degli ultimi decenni - recita la bozza. Dopo la diffusione dei
contagi avvenuta in
Cina ad inizio anno, già dalla seconda metà di febbraio l'
Italia si è ritrovata ad
essere il primo Paese europeo investito dall'
ondata pandemica".
Dopo il lockdown "la
successiva fase di riapertura è iniziata dal
4 maggio, con il ravvio dell'industria manifatturiera, delle costruzioni e del commercio all'ingrosso, a cui ha fatto seguito, a partire dal 18 maggio, la riattivazione dei comparti del commercio al dettaglio, dei servizi turistici e di quelli alla persona. La fase di riapertura è risultata
graduale e differenziata tra le imprese - si legge nella bozza - influenzata dalla dimensione delle aziende stesse e soprattutto dalla loro capacità di adeguare gli spazi di lavoro ai protocolli di sicurezza, nonchè da fattori di domanda che, specie nel caso dei
servizi turistici, si è collocata sensibilmente al di
sotto dei livelli pre- crisi".
Prevista anche una
impennata del
deficit di
Bilancio al
10,8% nel 2020, per poi iniziare un percorso di moderazione al 5,7% il prossimo anno, al 4,1% nel 2022 e al 3,3%, poco sopra la soglia
Maastricht nel 2023. "La
stima dell'indebitamento netto a legislazione vigente nel 2020, prevista in aprile al 7,1 per cento, sale al 10,8 per cento del
PIL - si legge. L'aggiornamento della stima tiene conto delle indicazioni
più favorevoli, desumibili dai
dati di monitoraggio, riguardo all'evoluzione delle
entrate e delle spese, che andranno verificate nei prossimi mesi".
"Nel
triennio di previsione è attesa una marcata
riduzione dell
'indebitamento netto a legislazione vigente. Il deficit primario sarà progressivamente riassorbito, grazie alla
dinamica delle entrate più sostenuta rispetto a quella della spesa primaria. Tali andamenti scontano, da un lato, il venir meno dell'impatto delle
misure fiscali discrezionali introdotte in risposta all'emergenza sanitaria, la cui natura è prevalentemente temporanea ad eccezione della citata cancellazione degli aumenti
IVA e accise che ha invece natura strutturale; dall'altro, il
ritorno alla crescita, così come ipotizzato nel quadro
macroeconomico tendenziale".La bozza rileva anche che "l'insieme degli interventi
anticrisi pandemica messi in atto dall'Italia
"è tra i più ampi a livello europeo, ed ha consentito di difendere la capacità produttiva del
Paese e contenere gli
effetti economici e sociali causati dalla pandemia. Le risorse complessivamente stanziate nel corso del 2020 per reagire all'emergenza "ammontano a
100 miliardi di euro in termini di maggior indebitamento, pari a 6,1 punti percentuali di PIL".
Dopo il 10% del 2019 il Governo prevede una
limatura al 9,5% del
tasso di disoccupazione quest'anno, cui dovrebbe seguire un aumento al 10,7% nel 2021, poi un 10,3% nel 2022 e 9,8% nel 2023. Il tasso di occupazione e' atteso al 58,1% nel 2020, al 58,2% il prossimo anno, 58,8% nel 2022 e 59,9% nel 2023.
"La
pressione fiscale a legislazione vigente, invece, è attesa salire di un decimo di punto percentuale
nel 2020, collocandosi al 42,5 per cento". Considerando l'intero periodo, crescerà di circa 0,1 punti percentuali, attestandosi al 42,6 per cento nel 2023".
"Al netto delle misure riguardanti l'erogazione del beneficio dei 100 euro, la pressione fiscale passerebbe dal 41,8 per cento del 2020 al 41,9 per cento nel 2023".
La bozza rileva anche che "con il
piano di rilancio europeo post crisi pandemica, comunemente chiamato
Recovery Fund il Governo "intende adottare nuove politiche di
sostegno agli investimenti pubblici e di incentivo all'occupazione, nonchè un piano di riforme strutturali che costituiscono parte integrante del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che sara' sottoposto al vaglio del Parlamento italiano e delle istituzioni europee".
I
fondi di Next Generation Eu "consentiranno spazi fiscali per far entrare a regime la
riforma fiscale con la quale il Governo si è impegnato a ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, soprattutto per i redditi medi e medio-bassi. La riforma fiscale - si legge - si finanzierà strutturalmente con il contrasto all'evasione fiscale e con una
riforma del sistema delle detrazioni e dalla tassazione ambientale".
"La manovra di finanza pubblica per il 2021 - prosegue il documento - prevede, inoltre, il
finanziamento delle politiche invariate non coperte dalla legislazione vigente per circa due
decimi di punto di
PIL, tra cui missioni di pace, rifinanziamento di taluni
fondi di investimento, fondo crisi di impresa, e il rinnovo di alcune politiche in scadenza".