(Teleborsa) - Alla fine,
l'anno della pandemia di Covid-19 non si è rivelato annus horribilis per l'imprenditoria, ma il
2021 potrebbe riservare amare sorprese, scontando in pieno gli effetti della crisi economica. E' quanto emerge dall'ultimo rapporto
Unioncamere/Infocamere sulla natalità e mortalità delle imprese.
Il
bilancio del 2020 chiude con un
saldo attivo di 19mila unità (+0,32%) a fronte di 292.000 iscrizioni e 273.000 cessazioni al Registro delle imprese. Si tratta comunque di numeri molto piccoli rispetto a quelli di una quindicina di anni fa (nel 2006 si contavano 423 mila iscrizioni e 350 mila cessazioni).
"L’andamento demografico dell’imprenditoria italiana è apparso, lo scorso anno, complessivamente caratterizzato da una
diffusa incertezza sull’evoluzione della pandemia", sottolinea il rapporto, ricordando che "
normalmente le cancellazioni di attività dal Registro delle imprese si concentrano nei
primi tre mesi dell’anno ed è in questo periodo che si attendono le maggiori ripercussioni della crisi dovuta alla pandemia".
Si dovranno attendere, dunque, i
primi mesi di quest'anno per valutare l'impatto della crisi sanitaria e del prolungato lockdown sull'attività d'impresa.
A
fine dicembre 2020, lo stock complessivo delle
imprese esistenti contava 6.078.031 unità. Rispetto all’anno precedente, la rilevazione Movimprese segnala che le iscrizioni sono diminuite del 17,2% e le cessazioni hanno fatto segnare un calo del 16,4%.