(Teleborsa) - Resta in primo piano la
vicenda Montepaschi destinata a dominare lo scenario economico-politico dell'estate, dopo l'avvio delle trattative fra Unicredit e MEF, che dureranno 40 giorni fino alla fine di questa "calda" estate.
Dopo un fine settimana bollente, dominato da accuse e pronte repliche fra la Lega ed il fronte renziano, il Ministro dell'Economia
Daniele Franco offrirà qualche chiarimento in più nella giornata di
mercoledì, in audizione dinanzi alle Commissioni Finanze di Camera e Senato.
Lo
"spezzatino" di MPS non è un'opzione quanto una strada obbligata.
Unicredit è oggi l'unica alternativa percorribile, ma per far sì che avvenga entro fine anno, come previsto dall'accordo di privatizzazione concordato con l'UE nel 2017, è necessario spianare la strada a questa aggregazione. Il dossier è al MEF ma le
alternative sono poche.
La banca guidata da Adrea Orcel non è disposta a fare un salto nel vuoto e, per l'aggregazione, ha bisogno di garanzie, prima fra tutte la
necessità di fare "pulizia" nei conti di Siena con uno "spezzatino" che consenta di
tenere la parte "in bonis" e liberarsi della bad bank, che resterebbe al
Tesoro, in cambio di una
partecipazione del 4-5% nella banca di Piazza Gae Aulenti.
Si profila dunque una transazione in perdita per il Tesoro che rischia un
ammanco fino a 3,7 miliardi per portare a casa l'aggregazione con Unicredit: circa 2 miliardi di crediti d'imposta sugli attivi (Dta) e circa 1,5 miliardi di aumento di capitale. E con i costi sostenuti nel 2017 l'onere arriverebbe a 5-10 miliardi.