(Teleborsa) -
Si prepara un autunno di fuoco per il governo, sia per il governo Draghi che dovrà affrontare le scadenze imminenti relative alla Nota di aggiornamento al DEF, sia per il governo che uscirà dalle elezioni del 25 settembre, che si dovrà occupare della Legge di bilancio 2023, con una
grande sfida davanti: il peggioramento della congiuntura e
l'inflazione incontrollabile.
Uno dei primi impegni sarà
approntare le risorse necessarie a sostenere la r
ivalutazione pensionistica, la cui spesa è divenuta sempre più ingente a causa della insostenibile crescita dei prezzi. Secondo le stime della Ragioneria Generale dello Stato e dell'INPS, serviranno
25 miliardi di euro per rispondere ad un'inflazione stabilmente sopra l'8%.
Questo implicherebbe
ipotecare almeno 8-10 miliardi nella Legge di bilancio 2023, in aggiunta ai maggiori oneri già previsti dal DEF approvato lo scorso aprile ed alla mini-dote inserita nel decreto Aiuti Bis, che prevede un anticipo ad ottobre del 2% della rivalutazione per tutti i soggetti che percepiscono fino a 35mila euro.
L'Ufficio parlamentare di bilancio (
Upb), nella sua relazione pubblicata martedì scorso in risposta alla richiesta del governo di ricorrere all’indebitamento per finanziare le misure del decreto Aiuti Bis, ha lanciato un
allarme proprio sulle
incertezze che gravano sui conti pubblici a causa della crescita del la
spesa per interessi e della spesa pensionistica.
Secondo le stime della
Ragioneria Generale dello Stato, la crescita della s
pesa pensionistica pe l'anno venturo era già indicata in aumento di 0,5 punti al
16,2% dal 15,7% precedente. Si stima che l'effetto del caro vita abbia una ricaduta sulla spesa previdenziale pari allo 0,7% del PIL nel prossimo biennio. Ma l'effetto non si esaurirà presto e
graverà sui conti pubblici per almeno un ventennio, nella misura dello
0,4% del PIL dal 2022 al 2045.