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Ddl Autonomia, atteso oggi il primo via libera dal Senato

Economia
Ddl Autonomia, atteso oggi il primo via libera dal Senato
(Teleborsa) - Oggi pomeriggio il Senato sarà chiamato a votare il ddl Calderoli, quello dedicato all'autonomia differenziata. Una volta approvato il provvedimento passerà al vaglio della Camera. Va avanti quindi una delle riforme di programma dell'esecutivo Meloni. La legge è stata messa a punto dal ministro leghista per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, e punta a dare attuazione a quanto previsto dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione ai sensi del quale - sulla base di intesa fra lo Stato e la regione interessata - possono essere attribuite alle regioni a statuto ordinario, che ne facciano richiesta, forme e condizioni particolari di autonomia in 23 materie. Si va dalla Salute all'Istruzione, dallo Sport all'Ambiente, passando per Energia, Trasporti, Cultura e Commercio Estero.

L'Autonomia differenziata prevede inoltre la possibilità, da parte delle stesse regioni, di trattenere il gettito fiscale legato alle erogazioni del servizi per l'utilizzo di quelle risorse sul proprio territorio.

Le funzioni autonome potranno essere attribuite solo dopo aver determinato i Lep (i Livelli essenziali delle prestazioni), ovvero il livello minimo di servizi da rendere al cittadino in maniera uniforme in tutto il territorio. Per evitare squilibri economici fra le regioni che aderiscono all'autonomia e quelle che non lo fanno, il disegno di legge ha pensato a misure perequative.

Per quel che riguarda i tempi, la procedura per l'intesa fra Stato e regione dovrà durare almeno 5 mesi, inclusi i 60 giorni concessi alle Camere per l'esame delle richieste. Le intese potranno durare fino a 10 anni rinnovate o terminate prima, con un preavviso di almeno 12 mesi.

Se non sono attese novità dal voto in Senato, le opposizioni hanno già manifestato la loro netta contrarietà alla riforma, accusando la destra di "spaccare l'Italia" e annunciando già un referendum abrogativo.

"Dare più poteri alle Regioni a loro richiesta significa ridurre grandemente la capacità dello stato centrale di intervenire per equilibrare gli interventi per evitare che le regioni più ricche lo diventino sempre di più a scapito di quelle più povere”. Ha dichiarato in un'intervista a Repubblica il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. "Una riforma parziale e impugnabile davanti alla Corte, in cui a perdere sono solo gli italiani", ha commentato sempre sulle pagine di Repubblica l’ex presidente della Corte Costituzionale, Ugo De Siervo. "È una riforma solo parziale, che amplia la possibilità di estendere i poteri di alcune Regioni, ma senza modificare le altre norme costituzionali che già esistono", ha aggiunto.
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