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Squeri (Steriltom): “Italia leader Ue per raccolta pomodoro, ma è ora di cominciare a parlare di reciprocità”

Economia
Squeri (Steriltom): “Italia leader Ue per raccolta pomodoro, ma è ora di cominciare a parlare di reciprocità”
(Teleborsa) - “I dati Eurostat sul 2022 certificano come l’Italia con il 40% di pomodori raccolti in Ue si confermi Paese leader fra i 27 e la terza Nazione al mondo per trasformazione dopo gli Stati Uniti e la Cina con oltre 5,4 milioni di tonnellate trasformate nel 2023. Questi numeri però non devono trarre in inganno e farci stare tranquilli”. È quanto dichiara Alessandro Squeri, DG di Steriltom società leader a livello Ue nella produzione di polpa di pomodoro per il settore Food Service e Industriale.

“Fuori dall’Europa, infatti, vediamo una Cina che nel 2023 ha incrementato la propria produzione in maniera sproporzionata raggiungendo le 8 milioni di tonnellate e che per il 2024 prevede di diventare il primo produttore mondiale con 11 milioni e, dato allarmante, nel 2023 l’Europa ha quasi raddoppiato le importazioni di concentrato di pomodoro cinese. La produzione di pomodoro cinese - aggiunge Squeri - non segue gli stessi standard di sicurezza europei in termini di pesticidi, ogm, tracciabilità e sostenibilità e pone inoltre seri dubbi etici per quanto si sta verificando nello Xinjiang nei riguardi della locale popolazione degli Uiguri, spesso utilizzata come manodopera a basso costo proprio nella filiera del pomodoro, e riguardo alla quale il Parlamento Europeo ha riconosciuto che sta avvenendo un vero e proprio genocidio. L’Europa - prosegue - da una parte chiede standard sempre più alti alle imprese europee ma, allo stesso tempo, permette l’importazione di prodotti che non rispettano questi standard e che fanno quindi concorrenza sleale alle nostre imprese”.

“Se l’Unione Europea non vuole scomparire deve cominciare a parlare di reciprocità altrimenti quello che otterremo è solo la distruzione delle nostre filiere a favore di quelle a più bassa qualità, eticità e sostenibilità, le quali, proprio per questo, possono permettersi di offrire prodotti a un prezzo più basso facendo concorrenza sleale”, conclude Squeri.
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