(Teleborsa) - Il tema
dossieraggio resta in primo piano mentre emergono i dettagli delle
indagini che le Procure di Perugia e di Roma stanno portando avanti e che vede
indagati oltre una decina di pubblici ufficiali, colpevoli di aver "spiato" con
oltre 800 accessi abusivi i dati personali di circa trecento personaggi pubblici - da imprenditori a personaggi famosi dello spettacolo e dello sport, senza dimenticare soggetti istituzionali - mediante accesso alla
banca dati "Siva" (Sistema Informativo Valutario) o
tramite "Sdi" (sistema d'indagine)
ed "Etna" (elenco telefonico nazionale abbonati) ai dati dei loro conti ed ai numeri dei cellulari.
Stando alle ricostruzioni della Procura, veniva
aperto dagli ufficiali della GdF un procedimento "specchio" classificato come '
Richiesta apertura Dossier pre-investigativo', da cui poi scaturivano
segnalazioni di presunte operazioni finanziarie sospette ed inchieste giornalistiche.
L'inchiesta è partita dalla Procura di Roma e poi trasmessa per competenza alla Procura di Perugia per il ruolo avuto dal magistrato
Antonio Laudati, cui vengo contestati alcuni accessi abusìvi. Ma la figura centrale dell'indagine è quella dell'ufficiale della GdF
Pasquale Striano, indagato assieme agli altri
membri del gruppo SOS, acronimo che sta per "segnalazioni di operazioni sospette", ufficio sotto la direzione e il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia.
Dalle indagini viene fuori un
sistema gestito da un software in grado di incrociare i dati desunti da una banca dati con alcuni schemi tipici ed effettuare segnalazioni allo scopo di portare a conoscenza dell’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia le operazioni "sospette" o potenzialmente tali.