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Vendite al dettaglio, consumatori e imprese: segnali positivi ma c'è ancora strada da fare

Economia
Vendite al dettaglio, consumatori e imprese: segnali positivi ma c'è ancora strada da fare
(Teleborsa) - Secondo i dati Istat resi noti oggi, a febbraio le vendite in valore al dettaglio salgono dello 0,1% rispetto al mese precedente e del 2,4% su base annua.

"Dati in valore altalenanti. Dopo il calo di gennaio si assiste al rimbalzo di febbraio, che però con il suo flebile +0,1% non può certo suscitare entusiasmi, per quanto non possa essere giudicato come un dato negativo. Bisognerà attendere i prossimi mesi per capire se c'è una vera inversione di rotta che porta le vendite finalmente in territorio positivo, dato che una rondine non fa primavera", ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori.

"Era da quasi 2 anni, ossia dal maggio del 2022, che il volume complessivo delle vendite non registrava segno positivo, ma ancora non basta: per recuperare il gap con il passato e i tagli di spesa effettuati dalle famiglie nell’ultimo biennio allo scopo di contenere gli effetti del caro-prezzi, i listini al dettaglio devono scendere, anche perché non esistono più le condizioni, a partire dai costi energetici, che possano giustificare il mancato calo dei prezzi", ha fatto notare il Codacons.

“Il rallentamento della crescita dei prezzi al dettaglio ha avuto ripercussioni sulle vendite, con le famiglie che hanno incrementato il volume degli acquisti rispetto all’anno precedente, seppur in modo estremamente contenuto – spiega Gabriele Melluso, presidente di Assoutenti– Una flebile luce che si intravede in fondo al tunnel, e che il Governo deve mantenere accesa attuando misure tese a sostenere e accelerare la discesa dei prezzi al dettaglio. Dopo due anni di caro-prezzi, con una inflazione complessiva del 13,8% nel biennio 2022-2023, servono provvedimenti specifici per riportare i listini alla normalità, combattere le speculazioni e tutelare il potere d’acquisto delle famiglie” – conclude Melluso.

Positivo anche il commento delle associazioni delle imprese che però hanno fatto notare alcune criticità. "Il recupero complessivo segnalato da Istat a febbraio, però, non riguarda ancora le piccole superfici, che registrano una crescita delle vendite in valore sull’anno appena dell’1%: una variazione che, al netto dell’inflazione, si tramuta in un’ulteriore riduzione in volume. La Grande Distribuzione, invece, è tornata a correre, segnando un aumento del +4% rispetto a febbraio 2023", ha evidenziato Confesercenti. "Un divario che segnala come, nonostante l’inversione di tendenza di febbraio, le difficoltà delle famiglie e dei negozi si siano solo attenuate, non risolte. La tendenza all’aumento dei consumi – che secondo le nostre previsioni elaborate con CER dovrebbe assestarsi sul +0,7% nel 2024 – va incoraggiata e sostenuta con provvedimenti adeguati, a partire dalla conferma del taglio del cuneo e della prosecuzione della riforma fiscale anche per il 2025", ha aggiunto.

Dello stesso avviso anche Confcommercio. "Non vanno, comunque, trascurati – conclude l’Ufficio Studi – gli elementi di criticità che sono ancora presenti. Per il commercio tradizionale, al netto dell’inflazione, il dato nel confronto annuo si mantiene negativo. Allo stesso tempo per alcuni segmenti, quali l’alimentare, l’abbigliamento e le calzature, la modesta crescita di febbraio ha solo attenuato le consistenti cadute della domanda registrate negli ultimi anni.
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