(Teleborsa) - Si alza l'asticella della tensione in vista delle
Europee in scia all'attentato al premier slovacco
Robert Fico: al di là dell'esito delle indagini delle autorità di Bratislava, quanto successo ieri alimenta ulteriormente una paura che, nei corridoi dei palazzi comunitari, diventa di giorno in giorno crescente, ossia di un voto segnato dalla violenza.
Da giorni, non a caso, la presidente della Commissione - e Spitzenkandidat del Ppe - Ursula von der Leyen e la presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola, in ogni angolo del continente, non fanno che ripetere un concetto: il
voto del 6-9 giugno è il più importante della storia dell'Ue, perché in gioco c'è l'idea stessa che è alla base dell'Europa. Tanto più che l'attacco a Fico non fa che aggravare una preoccupante scia di violenza iniziata non appena la campagna per le Europee è entrata nel vivo. E' stata la Germania, finora, il teatro principale di questi atti. Negli ultimi giorni ben cinque esponenti politici tedeschi sono stati vittima di attacchi.
Fico, in questo contesto, appartiene a quella categoria di leader che i partiti europeisti considerano più pericolosi. Il premier, che ha iniziato il suo quarto mandato nell'ottobre del 2023, è considerato una sorte di clone di
Viktor Orban, con il quale condivide le posizioni filorusse e la totale chiusura sui migranti.
E, da settimane, è attentamente monitorato a Bruxelles per un disegno di legge ad hoc sull'emittente pubblica che, secondo l'opposizione slovacca, andrebbe a minare la libertà di informazione. Ma, a prescindere dalle sue posizioni politiche, l'attentato ha innescato una ferma e preoccupata condanna da parte dei vertici
Ue e dei principali gruppi che siedono all'Eurocamera.