(Teleborsa) - Sono iniziate in
Aula al Senato le
dichiarazioni di voto sulla fiducia posta ieri dal governo sul decreto sul superbonus. L'avvio della 'chiamà dei senatori per
il voto è previsto intorno alle 10.In Aula, il primo a prendere la parola è il
leader di Azione Carlo Calenda che
boccia senza appello il decreto sul Superbonus per il quale il governo ha chiesto ieri il voto di fiducia. "Siamo al
redde rationem del provvedimento più distruttivo, iniquo e folle della storia repubblicana". "La responsabilità riguarda tutte le forze politiche - ha aggiunto Calenda -, le forze politiche che sostenevano il governo Conte, che ha approvato il superbonus, e quelle dell'attuale maggioranza che l'hanno prorogato. E da destra arrivavano richieste di difesa del superbonus". Secondo il leader di Azione
il superbonus "è il provvedimento più di destra della storia repubblicana. Dà soldi dello Stato a tutti, in grande proporzione a chi non ha bisogno, e meno a chi ha bisogno". Ricordando le truffe sul bonus valutate in 15 miliardi di euro, Calenda ha detto che quella cifra "è ciò che serve per mettere a posto la sanità per un anno, mentre con 160 miliardi si sistemerebbe la sanità per 10 anni".
"Sulle misure del decreto superbonus avremmo preferito maggiore collegialità. Ma questo non ci impedisce di essere favorevoli al provvedimento nel suo complesso". Lo ha affermato
Roberto Rosso di Forza Italia, annunciando in Aula al Senato
il voto favorevole alla fiducia posta dal govoerno sul provvedimento "
per la profonda lealtà che ci caratterizza". Rosso ha posto l'accento sul rinvio della
sugar tax "grazie a Forza Italia". "
Una tassa inutile - ha aggiunto - che è da eliminare definitivamente". Il superbonus, ha precisato, "non ha dato i risultati sperati in termini di efficientamento e riduzione delle emissioni, inoltre l'aumento dei prezzi ha fatto aumentare di molto i 40 miliardi di spesa inzialmente previsti". La retroattività per la rateizzazione in 10 anni delle detrazioni, prevista nell'emendamento del governo "inclina la fiducia, porta le imprese a non investire in Italia. "Prepariamoci ad aiutare le famiglie e le imprese che si troveranno in difficoltà. Sarebbe stato meglio il passaggio facoltativo da 4 a 10 anni".