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Le ragioni della Cancellieri nello scontro con l'Ordine degli avvocati

I problemi della giustizia in Italia non sono causati solo dalla magistratura ma anche, e forse di più, dalla posizione corporativa, settaria ed autoprotettiva degli organismi di rappresentanza dell'avvocatura.

La Cancellieri era già stimabile per quello che aveva fatto come prefetto e poi come Ministro dell'Interno. Ed era già simpatica per quel suo apparire un po' da "Sora Lella" delle istituzioni che maschera solo la sua forte convinzione e determinazione negli incarichi che svolge.

Ma adesso è ancora più apprezzabile e va sostenuta perché è del tutto condivisibile che i problemi della giustizia in Italia non sono causati solo dalla magistratura ma anche, e forse di più, dalla posizione corporativa, settaria ed autoprotettiva degli organismi di rappresentanza dell'avvocatura che pretendono, al pari degli organi di rappresentanza della magistratura, di considerarsi una sorta di istituzione insindacabile, che hanno largamente contribuito a dequalificare questa categoria professionale, favorendo una crescita insostenibile di avvocati che alimentano la conflittualità e le cause nei tribunali e che applicano regole di sistematica autodifesa dei propri colleghi in contrasto con gli interessi dei cittadini-utenti, favorendo e accrescendo le condizioni di mediocrità rispetto a quelle di qualità e di reale professionalità.

Per i cittadini-utenti il primo rapporto con la giustizia è attraverso i loro legali che dovrebbero - per le "teoriche" norme deontologiche e per le "pretese" ragioni di esistenza degli Ordini - operare nel pieno rispetto dei principi di giustizia e dei diritti dei cittadini e che, spesso, invece amministrano solo i loro interessi anche in contrasto con quelli dei propri clienti.

C'è da augurarsi che non solo i ministri e i politici più determinati e coscienti del problema, ma anche i tanti avvocati seri, competenti e responsabili, si decidano di "mandare al diavolo" queste caste di organismi di rappresentanza dell'avvocatura, che rappresentano solo sé stessi e la parte peggiore di questo mondo professionale, per avviare un serio processo di autoriforma che porti a maggiore trasparenza, disciplina e senso della committenza finalizzata a una maggiore qualità ed efficienza della giustizia che è condizione necessaria non solo per la competitività e lo sviluppo ma anche per il senso di civiltà del nostro paese.

Allora e solo allora chi pretende di rappresentare il mondo degli avvocati potrà permettersi di giudicare la magistratura e i politici e amministratori pubblici che provano a cambiare le cose nel nostro paese per il meglio.
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