(Teleborsa) - E' battaglia all'interno del PD, con Nichi Vendola che si scaglia contro Matteo Renzi e all'adesione ai sui modelli culturali "da rottamare". Non usa mezzi termini, Vendola che intervistato ieri da skytg24, ritiene che bisogna "rottamare la subalternità culturale di certa sinistra al modello liberista che sta scorticando l'Europa".
Non si fa attendere la risposta di Matteo Renzi che su Facebook risponde a Vendola in modo velato ma no non troppo: "Qualche candidato alle primarie immagina di alimentare la polemica attaccando gli altri. In modo gratuito peraltro. Va bene così. Ognuno risponde per se stesso. Io non parlo male degli altri, noi vogliamo parlare bene dell'Italia" Renzi invitando i suoi sostenitori a non cadere in facili provocazioni continua dicendo: "siamo pronti a confrontarci sulle idee ovunque. Ma agli attacchi gratuiti rispondiamo con l'arma più bella, il sorriso".
Chi non ride è Pierluigi Bersani che dopo l'armistizio sulle regole non ha perso l'occasione per dare uno stoccata a Renzi per la sua assenza all'assemblea del partito che ha definito la deroga allo statuto che permette la candidatura del agiovane avversario. "Bisogna che partecipi anche alle occasioni in cui dice qualcosa e si sente rispondere. La sua assenza ha colpito molti", ha sottolineato Bersani alla trasmissione "Che tempo che fa" su Rai3. "Avrei gradito che Renzi ci fosse", ha detto il leader del Pd, perché "non serve dire 'mi fido di Bersani', bisogna fidarsi del collettivo se ci si tiene".
A Bersani ha fatto eco anche Rosi Bindi dicendo che il sindaco di Firenze deve fidarsi non solo di Bersani ma di tutto il partito. "La sua assenza da molti è stata giustamente notata come atteggiamento di poca attenzione per chi ha lavorato anche e soprattutto per lui. Era stato invitato, avrebbe potuto riservare questa attenzione nei confronti del massimo organo di rappresentanza del partito".