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Una recessione di cui si parlerà anche tra cento anni

Economia
Una recessione di cui si parlerà anche tra cento anni
(Teleborsa) - "Penso che i mercati azionari saranno devastati da un ribasso ormai imminente", ha dichiarato Crispin Odey nella sua lettera agli investitori. Odey, autorevole gestore dell’omonimo hedge fund da 12 miliardi di dollari è uno dei più grandi tori del ciclo rialzista innescato sui minimi del 2009. Nella sua lettera traspare una drammatica intonazione ribassista, giustificata dal fatto che i rischi evidenziati nel ribasso 2007-2009 siano stati ancora una volta notevolmente sottovalutati, nell’artificiale rialzo che ha portato i listini a superare i precedenti massimi.

Infine, Odey teme che le principali economie stiano entrando in una recessione che sarà "ricordata per un centinaio di anni".

La sintesi mappata da Odey parte dalla crisi cinese e dalle economie più prossime al dragone, cioè Sud Africa, Brasile e Australia e si estende al calo delle materie prime, che nessuno aveva previsto così velocemente. Tuttavia, gli stessi operatori che non sono riusciti ad anticipare il calo delle materie prime iniziano a dire, senza indicare gli obiettivi, che i benefici del calo dei prezzi saranno superiori ai costi.

Odey sottolinea che gli operatori che perdono una grossa parte dei loro redditi da questo calo, sono più veloci a modificare le loro aspettative rispetto a quelli che invece ne beneficiano. In questo spazio intertemporale si nasconderebbe una recessione. Una coda recessiva che potrebbe avere grandi effetti sulle quotazioni dei listini di tutto il mondo, perché l’effetto della ripresa non è ancora minimamente influenzato da una ripresa della spesa, da parte dei beneficiari di questo grosso calo delle materie prime.

"Come sempre, questa è la teoria", spiega Odey. "I mercati dimostreranno se questo funziona anche nella pratica. Nel mio mondo, questo colpo per l'economia mondiale, è solo la prima esperienza di un ciclo, partito nel 2008. La maggior parte degli investitori non credono che si possa ripetere una tale crisi. Essi si basano sulla certezza che i banchieri centrali abbiano già risolto il problema".

"I cambiamenti in un ciclo economico non durano nove mesi. Questo lungo ciclo rischia di essere ricordato per un centinaio di anni e causerà una grande quantità di danni, proprio perché avverrà nonostante gli sforzi profusi dalle banche centrali per contrastarlo".

"Abbiamo bisogno di sperimentare nuovamente il 2008, quando c’era un iper consumismo sfrenato, prestiti sconsiderati, anticipazioni di credito fraudolentemente ottenuti e abitazioni sopravvalutate. Eppure, nonostante le banche abbiano perso una grande quantità di denaro e i prezzi delle case siano letteralmente crollati, nel 2009 non abbiamo visto una recessione. Perché? Perché quando le banche centrali anglosassoni hanno abbassato i tassi di interesse dal 5,25% a praticamente a zero, hanno messo l'equivalente del 30% del reddito netto, nelle mani di soggetti super indebitati. C’erano altre misure che si potevano adottare, ma questo, allora, era la cosa più l'importante".

Scrive ancora Odey, "Oggi siamo entusiasti di ciò che Draghi ha fatto per l'Europa. Tuttavia, per diversi motivi, è concreto il rischio di una profonda delusione. Ci sarà una forte tentazione per i singoli paesi di agire in modo indipendente, l'uno dall'altro, per ammorbidire la recessione. A questo punto, sembra proprio di essere solo a metà della strada intrapresa".
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