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Europa, addio

Perché un sogno è svanito

La Grecia è stata torchiata, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno dalla Troika: i Piani di salvataggio, centellinati in cambio di continue riforme, prevedono la vendita di tutti gli asset pubblici greci. Le cicale di Atene dovranno restituire fino all'ultimo chicco di grano ciò che viene loro prestato: tutti sanno che il debito è insostenibile, ma deve rimanere intatto per spezzare la schiena al popolo greco.

Come se non bastasse, Inghilterra e Francia colsero al balzo l'occasione delle "primavere arabe" nell'estate del 2011 per spodestare Gheddafi, che ormai era legato all'Italia dal Patto di particolare amicizia stipulato a Bengasi nel 1978. Il petrolio libico faceva e fa gola.

Ma anche la Francia, quando chiese aiuto e solidarietà per l'intervento in Mali contro il terrorismo jihadista che insanguinava quella terra fu lasciata sola, anche dalla Germania. L'assistenza fornita da Berlino si limitò all'invio di un velivolo da trasporto: una beffa.

Di recente, l'Inghilterra ha minacciato di uscire dalla Unione: il fantasma del Brexit aleggia ancora. Ma, intanto, si è chiamata fuori da tutte le iniziative europee assunte in questi anni: non ha aderito al Trattato istitutivo dell'ESM, il Fondo Salva Stati e Salva Banche; non fa parte della Banking Union, cosicché le sue banche rispondono solo ed esclusivamente al Parlamento di Westminster ed alla Bank of England; non ha adottato il Fiscal Compact, per cui decide autonomamente se e quanto deficit pubblico è opportuno avere. Naturalmente, avendo ancora la sterlina, la Bank of England ha deciso un accomodamento monetario assai più tempestivo e massiccio di quanto non abbia fatto la Bce. Ha deciso un Quantitative easing subito dopo la crisi, senza attendere che l'economia fosse allo stremo come ha fatto nell'Eurozona.

L'Inghilterra, come se non bastasse, sta stringendo una intesa strategica con la Cina. Londra ha una infrastruttura finanziaria potente, con una esperienza secolare ed una dimensione globale: è proprio quello che serve a Pechino per traghettare lo yuan da moneta interna a valuta globale.

L'Italia, che tanto si è battuta per avere solidarietà e sostegno dall'Unione europea per fronteggiare l'emergenza degli immigrati, alla fine si trova a dover usare risorse del suo bilancio. E chissà se a Bruxelles si degneranno in primavera, quando si faranno le verifiche sulle clausole di flessibilità del bilancio, di consentirci di finanziarle in deficit. Se ci diranno di no, dovremo mettere altre tasse o tagliare altre spese.

La Francia, in questi giorni, è sotto scacco. Agli attentati a Parigi di venerdì 13 il Presidente François Hollande ha risposto rivendicando i poteri dello Stato: rafforzamento dei controlli alle frontiere; nuova disciplina della cittadinanza; prevalenza delle esigenze di sicurezza nazionale rispetto agli impegni assunti con il Fiscal Compact. La Francia non ha implorato aiuti a Bruxelles, non ha chiesto "più Europa".

La Comunità Europea è stato un sogno realizzato: un mercato comune da cui tutti avevano vantaggi.

L'Unione Europea si è trasformata progressivamente in un incubo: la moneta unica doveva spogliare gli Stati di ogni residuo potere sull'economia, dopo il divieto di aiuti alle imprese. Doveva essere lo strumento che avrebbe reso ineluttabile l'Unione politica: una sola politica estera, un solo esercito, una sola politica economica, un solo governo.

E' stata invece la rigidità dell'euro ad acuire le differenze strutturali, a renderle insormontabili, ad impoverire irrimediabilmente gli uni arricchendo continuamente gli altri.

Ad ogni crisi, a partire dal 2008, le difficoltà si sono sommate: ogni Stato ha cercato di scaricare il peso sugli altri. Tutti approfittano delle difficoltà altrui.

La solidarietà è venuta meno: ormai, ognuno fa per sé.

Tutti contro tutti. Ognuno da solo.

Europa, addio.

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