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Anche le banche italiane accorrono in massa all'asta della BCE

Anche le banche italiane accorrono in massa all'asta della BCE
(Teleborsa) - Certo che le banche italiane non se ne sono state con le mani in mano nell'asta 'fiume' della Banca Centrale Europea di ieri.

Dei 529,5 miliardi assegnati nel corso della seconda LTRO di sempre (e forse ultima) alle circa 800 banche intervenute, 139 miliardi sono andati a Istituti di credito Made in Italy. Quindi, più o meno un quarto del totale.

Tra l'altro, rispetto alla prima Long Term Refinancing Operation di dicembre le banche tricolori hanno alzato il tiro: tre mesi fa avevano infatti chiesto 23 miliardi in meno.

Da rilevare che prima dell'asta sono stati emessi 40 miliardi di euro di bond garantiti dallo Stato da usare come collaterale.

Facendo due calcoli la partecipazione italiana, al netto delle operazioni riassorbite a scadenza più a breve, è pari a 80 miliardi di euro circa.

A quanto pare, Intesa Sanpaolo si è schierata in prima linea prendendo a prestito 24 miliardi di euro. In gran parte, ha spiegato l'Amministratore Delegato Tommaso Cucchiani, verranno utilizzati per sostenere i titoli di Stato italiani.

Staccata Unicredit, che invece dovrebbe aver chiesto 12,5 miliardi, e quindi meno dei 15 miliardi di dicembre.

E poi via a scalare: 6 miliardi per Ubi Banca, circa 2 miliardi per la BPER (dai 2,4 miliardi della prima asta), 1,7 miliardi per il Banco Popolare (in forte calo rispetto ai 3 miliardi precedenti).

Non sono ancora noti i numeri di Mediobanca, anche se qualche giorno fa l'AD Nagel aveva anticipato che la compagnia si sarebbe attenuta ai valori della precedente asta, quindi circa 4 miliardi di euro.

Mistero su MPS. Secondo MF-Dow Jones avrebbe chiesto tra i 10 e i 15 miliardi di euro. Più o meno come la prima volta, dunque.
Si sa poco anche della Popolare Milano. Sempre secondo il quotidiano, che cita fonti finanziarie, avrebbe partecipato per 3,5 miliardi.

L'intervento dell'Eurotower ha allontanato, per il momento, sia il rischio di credit crunch che quello che una banca si trovi a corto di liquidità.

In molti sono pronti a scommettere, inoltre, che moltissime banche useranno parte delle risorse fresche per acquistare titoli di Stato periferici, allentando così anche le tensioni sul mercato secondario.

Come gli istituti di credito italiani e europei useranno effettivamente questa manna dal cielo di Bruxelles, comunque, si vedrà solo col tempo.
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