(Teleborsa) - E’ allarme mondiale per l’epidemia di
Ebola esplosa in
Africa centro-occidentale. Ne avevamo dato un anticipo con il foto racconto "
Ebola, il nuovo flagello" e dopo una fase
mediaticamente poco intensa il problema ha assunto il clamore di pochi giorni fa quando si sono contati i primi infetti occidentali provenienti dal continente nero. Ad oggi le
vittime sono circa
700 ed oltre
1.200 sono i contagiati e quello che preoccupa è la velocità di diffusione che giustifica un elevato allarme sociale.
Ebola è il virus dei virus, scoperto nel 1976, è il più letale ad oggi conosciuto, non esistono farmaci efficaci per contrastarlo. L'unica speranza consiste nella realizzazione di un
vaccino del quale non si hanno ancora notizie.
Uno dei massimi scienziati in materia è
Thomas Geisbert, virologo del Dipartimento di microbiologia e immunologia dell'
Universiy of Texas Medical Branch a Galveston, Texas, che studia il virus Ebola dal 1988 ed ha rilasciato recentemente alla rivista americana "Scientific american" un'intervista in cui declina lo stato dell’arte della ricerca mondiale per contrastare il letale patogeno.
Secondo Geisbert, ad oggi, un vaccino è possibile ed entro pochi anni il contagio potrebbe essere debellato. I condizionali sono d’obbligo come insegna la storia dell’
AIDS, la sindrome da immunodeficienza provocata dal virus
HIV,
un altro terribile flagello scoperto nel 1981 che, sebbene efficacemente contrastato con dovizia di fondi e sponsorizzazioni, è ben lungi dall'essere sgominato. Ebbene, sminuisce l’ottimismo degli
scienziati sulla sconfitta del virus
Ebola, a differenza dell’HIV, l’onnipresente problema del reperimento dei fondi. Uno dei più promettenti vaccini,
tecnologicamente avanzato e basato sul virus della rabbia, ha dato in laboratorio promettenti risultati sulle cavie animali ma la sperimentazione sugli esseri umani, causa l’elevato costo per tutte le implicazioni di sicurezza, è rimasta ferma al palo perché, in sostanza, Ebola rappresenta per le case farmaceutiche un "
mercato" ristretto che non le incentiva a farsi carico del "
rischio" economico.
Sembra quindi che al solito la soluzione per porre un argine ad Ebola sia destinata ai
fondi pubblici, alla sensibilità dei singoli ed alle capacità di
organizzazioni private la cui efficacia, come è accaduto per l'HIV, risulta più tangibile quando l'allarme diventa globale.