(Teleborsa) - Il Presidente americano Barack Obama sembra non avere più scelta e, nonostante i suoi propositi non belligeranti, viene stretto all'angolo dallo staff militare della Casa Bianca, per far scendere in campo
truppe di terra nella
guerra contro l'Isis.
Una scelta che sembra quasi obbligata, giacché un bombardamento aereo creerebbe più tensioni con il regime di Assad, troppo vicino per accettare raid aerei sui suoi confini.
Il
generale Martin Dempsey, che guida la task force della Casa Bianca, ha ventilato alla Commissione servizi armati del Senato la
possibilità che vengano schierate su terra per combattere le truppe statunitensi già presenti in Iraq con funzioni di assistenza e consulenza alle milizie irachene, un contingente di circa 1.600 uomini .
"Se raggiungiamo il punto dove credo che i nostri consulenti militari potrebbero portare le truppe irachene, nell'ambito degli attacchi mirati all'Isis, lo suggerirò al Presidente", ha chiarito Dempsey.
L'audizione al Senato, che apre formalmente le porte ad un'azione di terra, è avvenuta proprio in concomitanza con l'autorizzazione della Camera ad
armare i ribelli siriani per combattere l’Isis.
I commenti del generale, in realtà, sembrano contraddire la
promessa fatta da Obama, il quale ha assicurato che la campagna per sconfiggere e distruggere il gruppo terrorista dello Stato Islamico
non includerebbe la scesa in campo delle truppe statunitensi.
Una
convinzione ribadita anche dal segretario alla difesa Chuck Hagel, che durante l'audizione al Senato era seduto proprio accanto al generale Dempsey.
A fugare la possibilità di un dissidio interno allo staff militare della Casa Bianca ci ha pensato l'
Ammiraglio John Kirby, portavoce del Pentagono, affermando che la dichiarazione di Dempsey era solo
"ipotetica" e che l'ipotesi di mettere in campo le truppe rappresenta solo il
"miglior consiglio militare" nel caso la situazione dovesse degenerare.