(Teleborsa) - Due giganti come
Cina e
Stati Uniti, stanno esercitando pressioni contrastanti sulla struttura dell’economia mondiale.
Da un lato la crescita americana, nel secondo trimestre dell’anno, ha accelerato al massimo dei livelli segnati nel 2011. Dall’altro, l’economia cinese sembra aver perso smalto, con conferme che arrivano dalla discesa dei dati sulla produzione dalla contrazione dei prestiti bancari.
Gli economisti di
JPMorgan dicono che l’economia mondiale sarà in grado di sopportare questa situazione per diverso tempo, con il PIL USA in crescita del 3,2% nel trimestre in corso e PIL cinese attestarsi, nello stesso periodo, sotto al 7,5%, tasso che il premier cinese
Li Keqiang ha fissato come un obiettivo di crescita per quest'anno.
La domanda incalzante è: dove si colloca il resto del mondo? Gli economisti di JP Morgan scommettono che la persistenza dell’economia americana si rivelerà più forte di quella della Cina.
"Gli Stati Uniti non sono la coda che agita il cane, ma è più spesso il cane che agita la coda", ha detto
Joseph Lupton, economista internazionale a JPMorgan. "Quella americana è una grande economia e ha una grande domanda interna che guida i flussi commerciali".
Lupton e i suoi colleghi stimano una variazione dell’1% della domanda interna statunitense che guiderà al rialzo il PIL anche altrove.