(Teleborsa) - Prova di forza di Renzi sulla
legge elettorale, nota come
Italicum.
All'indomani dell'approvazione della linea dettata dal premier
il Pd si risveglia spaccato. La minoranza, di fronte all'ennesimo "no" di Renzi a modificare il testo, non ha partecipato al voto come d'altronde
già avvertito più volte in precedenza.
Fallisce così ogni tentativo di dialogo quando
il premier avverte che "il destino del governo è legato nel bene e nel male all'approvazione di questo testo così com'è, senza cambiare neanche una virgola".
Ferma dunque la posizione di Renzi che nega anche la richiesta di sospensione dei lavori dell'assemblea avanzata dalla minoranza. Per il capogruppo
Roberto Speranza non c'è altra soluzione senonché quella di
dimettersi. Dall'assemblea vanno via
Civati, Bindi, Fassina, D'Attorre e altri ancora. Resta invece
Per Luigi Bersani.
Ala fine di un'assemblea infuocata
la legge elettorale incassa il sì con 190 voti favorevoli, pronta ad approdare alla Camera, a fine mese, per l'approvazione.