(Teleborsa) -
Il crollo delle quotazioni petrolifere, iniziato nell'ultimo trimestre del 2014 e proseguito nel primo semestre del 2015,
ha letteralmente zavorrato i conti dei colossi petroliferi statunitensi. Neanche quelli attivi nel settore della raffinazione, che dovrebbero beneficiare di un minor costo della materia prima, sono riusciti a compensare la contrazione del settore esplorazione eìd estrazione.
La big petrolifera
Exxon Mobil, non è riuscita a compensare, con i profitti della raffinazione, il forte calo dei risultati dell'estrazione, annunciando
utili in caduta del 52% a 4,19 miliardi di dollari, pari a 1 dollaro per azione, dagli 8,78 miliardi, o 2,05 dollari per azione dell'anno prima. Il risultato
delude le attese che erano per un EPS di 1,11 dollari.
Il fatturato è scivolato del 33% a 74,11 miliardi, anche se risulta sopra il consensus di 72,48 miliardi.
La divisione chimica ha triplicato i profitti a 1,2 miliardi e
la raffinazione li ha raddoppiati a 1,5 miliardi.
Stesso discorso per
Chevron, che ha
accusato l'impatto di svalutazioni per 1,96 miliardi ed
altri oneri per 670 milioni di dollari,
legati alla sospensione di tutti i progetti in corso, perché non più remunerativi alle attuali quotazioni del
greggio.
L'utile è così crollato del 90% a 571 milioni di dollari, pari a 30 cent ad azione, contro i 5,67 miliardi, pari a 2,98 dollari ad azione, dell'anno prima. Il mercato aspettava un EPS di almeno 1,16 dollari.
Il fatturato e' sceso del 30% a 40,36 miliardi contro i 30,9 miliardi del consensus.