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A2A, nessun impatto negativo dalla sentenza della Corte UE sugli aiuti di Stato

Economia
A2A, nessun impatto negativo dalla sentenza della Corte UE sugli aiuti di Stato
(Teleborsa) - A2A ha interamente restituito allo Stato quanto dovuto, compresi gli interessi composti.

A precisarlo è l'utility italiana in merito alla sentenza odierna della Corte di Giustizia europea che ha sancito la legittimità dell'anatocismo sul recupero degli aiuti di Stato è legittimo.

"A2A precisa che le somme in questione sono già state interamente restituite allo Stato italiano gravate da interessi calcolati secondo il criterio dell’interesse composto e che per effetto del pronunciamento della Corte Europea null’altro è dovuto da parte di A2A allo Stato Italiano" si legge in una nota.

Secondo quanto sentenziato dalla Corte, la società avrebbe dovuto rimborsare allo Stato italiano non solo 170 milioni a titolo di capitale, ma anche 120 milioni a titolo di interessi composti per le esenzioni fiscali e prestiti agevolati concessi dall'Italia in favore di imprese di servizi pubblici a prevalente capitale pubblico.

La vicenda risale alle esenzioni fiscali e ai prestiti agevolati concessi all'inizio degli anni '90 alle società di servizi comunali.

Nel 2002 la Commissione europea ha ritenuto che queste esenzioni fiscali costituissero aiuti di Stato incompatibili con il mercato comune ordinando all'Italia di recuperare gli aiuti controversi.

Diversi player del settore, tra cui ASM Brescia e AEM, hanno proposto, al pari dell'Italia, alcuni ricorsi dinanzi al Tribunale dell'Unione europea per chiedere l'annullamento della decisione della Commissione, ma tutti questi ricorsi sono stati respinti nel 2009.

Nel 2008 l'Italia ha adottato le misure necessarie per recuperare gli aiuti in questione prevedendo che il rimborso contabilizzasse anche gli interessi composti. Su questa base, le autorità italiane esigono da ASM Brescia e AEM, che nel frattempo si sono fuse formando A2A, il rimborso di 170 milioni dovuti a titolo di imposta sulle società non versata a causa dell'esenzione consentita dall'Italia, nonché il rimborso di 120 milioni a titolo di interessi composti.

Dal momento che A2A aveva contestato la base di calcolo degli interessi dinanzi ai giudici italiani, la vicenda è finita in Tribunale.
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