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Tassi USA, si decide in un clima rovente

Economia
Tassi USA, si decide in un clima rovente
(Teleborsa) - Si contano spasmodicamente i giorni mancanti al prossimo meeting della Fed, del 16 e 17 settembre, nel quale la Banca Centrale americana deciderà se alzare o meno i tassi. Un nervoso countdown che condurrà alla decisione, dopo nove anni e una crisi che ha fatto sconquassi.

L’amletico dilemma se alzare o meno i tassi, in forza di un’economia che spinge da tempo, fa a pugni con la contrazione della crescita cinese e con lo stato di crisi delle economie emergenti, alle prese con una serissima crisi valutaria.

Dopo settimane di analisi, deduzioni e controdeduzioni in seno al board della Fed, la Banca Centrale americana sembra entrata in un fisiologico "quiet period", cioè i giorni precedenti il FOMC (il braccio operativo della Fed) durante i quali non vengono rilasciate dichiarazioni.

Ciò non vuol dire che agli alti livelli della Fed regni la calma, tutt’altro. A luci spente sembra che il clima interno sia arroventato, per un serrato scontro tra falchi e colombe, tra interventisti favorevoli ad un aumento dei tassi e banchieri più prudenti, che valutano come un aumento dei Fed Fund possa incidere sulle economie emergenti fortemente indebitate in dollari.

L’economia USA sembra viaggiare a regime, tuttavia i dati interni più recenti evidenziano come la ripresa sia ancora inadeguata a sostenere tassi più elevati. Inflazione e salari danno segni di risveglio, ma i dati di agosto hanno deluso le attese con la complicità di un dollaro in rafforzamento.

L’aumento dei tassi USA, con contestuale rivitalizzazione del dollaro, sarebbe poi deleterio per molte corporate dei mercati emergenti.

La brasiliana Petrobras, già alle prese con il rincaro del dollaro e con i prezzi del petrolio ai minimi da almeno quindici anni, avrebbe guai ancora maggiori per il suo forte indebitamento in valuta estera che, tra euro e dollaro ammonta a quasi cento miliardi.

Uno studio condotto da Morgan Stanley evidenzia come le aziende non americane in giro per il mondo, abbiano contratto debiti per 9.200 miliardi in valuta estera, per lo più dollari, a fronte di appena 1.000 di dieci anni fa. Da qui le debordanti paure delle economie emergenti per un dollaro forte.
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