(Teleborsa) - In un settore bancario in via di consolidamento in Europa,
le operazioni di fusione o acquisizione (M&A) dovrebbero riguardare solo le
banche di piccole o medie dimensioni, non le grandi banche, come ad esempio
Deutsche Bank o
Commerzbank, che sono state di recente al centro di indiscrezioni di questo tipo.
Ne è convinta l'agenzia di rating
Fitch, che cita la
ristrettezza dei capitali a disposizione delle big creditizie e la difficoltà dei CdA di proporre agli azionisti un'acquisizione che richiederebbe la raccolta di ulteriori capitali per essere finanziata.
Non va dimenticato che le regole più restrittive di Basilea e della vigilanza bancaria europea richiedono indici di patrimonializzazioni più alti e che molti grandi Istituti sono stati costretti a raccogliere capitali dagli azionisti. Un caso lampante è
MPS, terza banca italiana per dimensioni.
A limitare la possibilità di proporre un'operazione siffatta vi sono anche gli
scarsi ritorni generati dalle banche, effetto di una
politica accomodante della BCE e di bassissimi tassi di interesse: secondo gli ultimi dati dell'
European Banking Authority, il
ROE medio (ritorno per gli azionisti) è stato del 4,7% nel 2015 e si confronta con un costo medio del capitale pari al 10%.
In sistemi più concentrati, come quello svedese, i profitti sono maggiori per le banche e questo potrebbe consigliare un consolidamento, ma
un altro freno è rappresentato dalle autorità Antitrust, che potrebbero mettere dei paletti alle grandi concentrazioni bancarie.
Il panorama europeo è composto da circa 3 mila Istituti bancari, ma molte sono casse di risparmio e mutuali, che sono parte di gruppi più grandi. Quelle piccole potrebbero trovare sempre più difficile la sopravvivenza in questo contesto e sono spinte ad unirsi fra loro o con gruppi più grandi.