(Teleborsa) -
Un'Italia "spezzata" e "a singhiozzo" per l'accessibilità alle infrastrutture e l'efficienza nei trasporti e nella logistica. Questa la fotografia scattata dal
rapporto Confcommercio-Isfort sul settore, presentato nel corso del Forum internazionale di Conftrasporto a Cernobbio.
Ieri, un altro studio aveva rivelato che la carenza di investimenti in logistica e trasporti fa bruciare 34 miliardi l'anno all'Italia.
lo studio mette in luce che nel
Nord-Ovest le merci trasportate calano del 20%, contro il 33% del
Sud, e che poco meno di tre quarti del traffico ferroviario nazionale avviene tra le regioni a nord dell'
Emilia Romagna. Le regioni del
Centro fanno da cuscinetto.
Il quadro on cambia variando mezzi di trasporto: se in Abruzzo e in Umbria i
volumi di merce movimentati tra il 2010 e il 2014 via strada sono diminuiti in misura nettamente superiore alla media nazionale, in Friuli Venezia Giulia la contrazione si ferma a un quinto della media.
E nulla cambia se si guarda alle ferrovie, visto che poco meno di tre quarti del traffico interno nazionale avviene tra le regioni a nord dell'Emilia Romagna.
Se si guarda invece alla
rete di trasporto, emerge una c
artina dell'Italia "a singhiozzo", con strade nate vecchie, o mai nate, o incomplete. Basti pensare ai 31 anni che sono stati necessari per completare i 40 chilometri della Variante di Valico Barberino-Sasso Marconi oppure ai 45 anni circa per i nove chilometri della Tirreno-Brennero (ma ne mancano ancora 76…).
Secondo il rapporto,
per il completamento di questi interventi infrastrutturali servirebbero circa 16 miliardi di euro, da aggiungere ai quasi 2 destinati al potenziamento del trasporto merci ferroviario.
Per quanto riguarda i porti la situazione è più rosea, con i buoni esempi di Genova e Ravenna in termini di diversificazione del traffico ed equilibrio tra offerta e domanda, e di La Spezia e Trieste per l'intermodalità mare-ferrovia.
Quanto al
sentiment delle aziende dell'autotrasporto, gli operatori interpellati da Conftrasporto risultano del
10% più pessimisti della media sulle prospettive dell'economia italiana (41,8% contro il 31,5%), mentre in termini di ricavi e occupazione c'è un peggioramento piuttosto marcato rispetto alla media nazionale di tutti i comparti (-4,5% ricavi e -3,6% occupazione).