(Teleborsa) -
Giornata all'insegna del recupero per il greggio, che però è crollato la scorsa settimana di oltre il 9% e ieri di un ulteriore 0,2%, sulle
preoccupazioni relative ad un eccesso di offerta. I prezzi sono crollati sotto i 50 dollari e già gli
analisti vedono una discesa sino ai 40 dollari.
I prezzi del
Light crude al Nymex erano ripartiti in calo stamattina, toccando un
minimo di 48,26 dollari, per poi rimbalzare ora a
48,74 dollari al barile (+0,7%). Stesso movimento per il
Brent che segna all'IPE di Londra un
incremento dello 0,81% a 52,01 dollari al barile, dopo aver testato un minimo di 51,45 USD.
Il greggio si conferma così al di sotto della soglia dei 50 dollari, che aveva innescato un
aumento produttivo delle lavorazioni "alternative" dello Shail Oil statunitense. Questa tendenza era stata confermata anche dal persistente aumento dei pozzi in attività rilevato dal
report settimanale di Baker Hughes e dai
livelli record delle scorte USA. Da novembre ad oggi sono stati avviati ben 168 nuovi pozzi in USA, con una produzione che ha raggiunto 9,1 milioni di barili al giorno, mentre le scorte americane sono balzate di 50 milioni di barili da inizio anno.
Questa tendenza, favorita proprio dalla risalita dei prezzi, che consentono ora di recuperare i maggiori costi produttivi, sta chiaramente
controbilanciando il ritiro dell'offerta dei tradizionali produttori OPEC e non-Opec, che l'autunno scorso hanno raggiunto un
faticosissimo accordo per il razionamento. Se da un lato i
membri del cartello OPEC confermano la validità dell'offerta,
in pochi pensano di rinnovare l'accordo al meeting di maggio e qualcuno già preannuncia aumenti di produzione, in particolare l'Iraq.
Frattanto, il cartello pubblicherà oggi il
consueto report mensile, che potrebbe rilevare qualche inversione di rotta dei grandi produttori di greggio mediorientali. Domani sarà poi la volta dei dati settimanali sulle scorte USA.