(Teleborsa) -
"Alitalia è e deve rimanere una compagnia privata". Lo ha ribadito il Ministro dello Sviluppo
Carlo Calenda, nel corso di una question time alla Camera, per fugare i dubbi sulla possibilità di ri-nazionalizzazione della ex compagnia di bandiera.
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L'impatto per il bilancio dello Stato - ha aggiunto - deve essere
ridotto al minimo indispensabile" sia per rispettare le regole europee sia perché la gestione pubblica in passato non ha dato risultati soddisfacenti.
Calenda ha confermato la
strategicità di Alitalia per un paese che vive di export e turismo ed ha confermato che "il
Governo intende conseguentemente supportare, nei limiti di quanto prima detto, il processo di
ristrutturazione e di
rilancio e vigilare sull'attuazione del piano industriale".
Il Ministro ha detto la sua anche sugli esuberi, affermando che
il taglio dei costi "non può scaricarsi solo sul personale" e deve passare per il
confronto con i sindacati, anche se ha ammesso che
"i tempi del negoziato sono pertanto molto compressi".
Proprio oggi sono partiti i "tavoli tecnici".
Calenda ha ricordato a Montecitorio che il
piano Alitalia prevede "
equity e linee di credito per complessivi 2 miliardi di euro, di cui circa 900 milioni a carico di Etihad e 1.100 milioni a carico degli azionisti e creditori italiani". Il piano passa per una
riduzione dei costi per 1 miliardi di euro, per circa due terzi diversi dal personale, con l'obiettivo di un
aumento dei ricavi del 30% e di avere un Ebit positivo nel 2019.