(Teleborsa) - Per accedere ai
191,5 miliardi di euro del
Recovery Fund l'Italia dovrà rispettare
528 condizioni. Si è conclusa la la fase di redazione e di trattative del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano tra la Commissione europea e il governo italiano, anche se in via formale i finanziamenti (di cui 68,9 a fondo perduto e 122,5 in prestiti) dovranno essere approvati dal Consiglio Europeo. Il versamento arriverà in
10 rate fino al 2026.
Tra le condizioni ci sono
traguardi qualitativi, concentrati nei primi anni, e
obiettivi quantitativi, soprattutto negli ultimi anni. Rispetto a quanto proposto inizialmente dal governo italiano, sono stati aggiunti 100 obiettivi e alcuni sono stati rivisti in senso più ambizioso.Tra le opzioni in mano a Bruxelles in caso di inadempimenti, c'è la possibilità di erogazioni parziali delle rate, anche se manca un criterio esplicito e quantitativo che colleghi condizioni e risorse. Nell’
articolo 52, in particolare, si legge della necessità del “conseguimento soddisfacente di obiettivi e traguardi dei PNRR” e la possibilità “in via eccezionale [per] uno o più Stati membri, qualora ritengano che vi siano gravi scostamenti dal conseguimento soddisfacente […], di chiedere di rinviare la questione al successivo Consiglio europeo”. In sostanza, nel caso di mancato rispetto di alcune condizioni, la Commissione può optare per un
pagamento parziale della rata, vincolando la parte non versata al raggiungimento delle condizioni mancati entro
6 mesi.
All'interno del
documento sono presenti
214 milestone (ora tradotto con “traguardi”) e
314 target (“obiettivi”). I traguardi si concentrano nei primi due anni e riguardano l’introduzione di nuovi provvedimenti (ad esempio la riforma del processo civile), gli obiettivi prevalgono da fine 2023 e possono essere
indicatori intermedi del progresso di un’opera, indicatori finali del completamento di un’opera, indicatori di risultato intermedi di un intervento, indicatori di risultato finali di un intervento.
Secondo quanto rilevato dall’
Osservatorio CPI per la proposta italiana presentata alla Commissione, le caratteristiche e la distribuzione temporale di traguardi e obiettivi presentano tre
criticità. In primo luogo, per quel che riguarda le
riforme in particolare, i traguardi che le riguardano sono piuttosto vaghi in quanto qualitativi, da cui deriva un vincolo più debole in capo delle autorità italiane. In secondo luogo gli
obiettivi quantitativi – più informativi sul successo dell’implementazione del piano – sono inevitabilmente più lontani nel tempo, perché nei primi anni quasi tutti gli interventi saranno in fase embrionale. Infine, l'Osservatorio CPI ha individuato una
disfunzione tra la distribuzione temporale delle erogazioni e delle condizioni: ad esempio, tra 2021 e 2022 verrà erogato quasi il 37 per cento dei fondi, ma in questo lasso di tempo sono concentrate meno del 28 per cento delle condizioni, mentre nel 2026 verrà erogato poco più del 10 per cento dei fondi, ma nello stesso anno si concentrano quasi il 23 per cento delle condizioni (e sono quasi tutte obiettivi quantitativi).