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Ncc, Corte costituzionale: dubbi sulla legittimità del blocco di nuove licenze

Economia
Ncc, Corte costituzionale: dubbi sulla legittimità del blocco di nuove licenze
(Teleborsa) - La Corte costituzionale ha deciso di sollevare dinanzi a sé la questione di legittimità sulla norma che vieta il rilascio di nuove autorizzazioni per l'espletamento del servizio di noleggio con conducente (Ncc), fino alla piena operatività del registro informatico pubblico nazionale. Nell'esaminare il ricorso della presidenza del Consiglio contro una legge della Regione Calabria del 2023, la consulta ha osservato che tale norma ha consentito la possibilità di bloccare per un tempo "del tutto ingiustificato" il rilascio di nuove autorizzazioni per l'espletamento del servizio di Ncc, dovendosi escludere che "sia riconducibile a un motivo di utilità sociale o a un interesse della collettività, apparendo piuttosto rispondere a un'istanza protezionistica".

I giudici costituzionali hanno poi dichiarato "non fondata" la questione di legittimità inerente un'altra misura contenuta nella legge della Regione Calabria: il Governo, nel suo ricorso, lamentava che la legge regionale avesse esteso anche agli Ncc la facoltà di fornire servizi innovativi, in contrasto con la disciplina dettata dal legislatore statale, che limiterebbe tale facoltà ai titolari di licenza per il servizio di taxi. La Corte ha osservato, in primis, che la legge impugnata riguarda il solo servizio di taxi, e ha poi rilevato che, dal sistema normativo, non si può evincere alcun "radicale e indiscriminato divieto di erogare servizi innovativi" per coloro che svolgono il servizio di Ncc.

Le innovazioni, oggi capillarmente diffuse nel settore dei trasporti, si legge nella sentenza, "rappresentano il cardine della libertà d'iniziativa economica privata e dell'interazione fra le imprese in un mercato efficiente e attento ai bisogni dei consumatori".

La Consulta ha quindi ribadito che le limitazioni della libertà garantita dall'articolo 41 della Costituzione devono essere funzionali alla tutela di uno specifico interesse pubblico, adeguate e proporzionate rispetto allo scopo da perseguire: un divieto assoluto di fornire servizi innovativi, invece, "configurerebbe una misura protezionistica a favore di una determinata categoria di imprese, pregiudicando non soltanto la libertà di iniziativa economica privata, che ha la sua cifra caratteristica nella costante ricerca di innovazioni, ma anche il benessere del consumatore".

"Per la seconda volta in soli 4 anni la Corte costituzionale torna a occuparsi di Ncc e lo fa con una ordinanza storica – hanno commentato in una nota le cinque maggiori associazioni di categoria (Sistema Trasporti, Anitrav, Associazione Ncc Italia, Comitato Air e Asincc) –. Ovvero ipotizzando che tutto l'impianto normativo varato da Toninelli e Rixi nel 2019 sia incostituzionale oltre che in contrasto col diritto comunitario. Lo sosteniamo da sempre per cui per noi, questa ordinanza è una iniezione di fiducia. Che la Corte costituzionale si debba occupare due volte di Ncc spiega bene il disastro della mobilità sotto gli occhi di tutti e spiega altresì quanto sia indispensabile una legge moderna di ispirazione diversa da quella dei tassisti come è stato fino a oggi".

"Siamo anche certi che se la Corte si occupasse dell'articolo 85 del codice della strada, diventerebbe solo un brutto ricordo e continueremo a sollevare la questione in tutti i tribunali finché non ne troveremo uno che ci ascolterà – hanno aggiunto – abbiamo abbandonato il tavolo di Salvini anche come rifiuto a concertare su un qualcosa di incostituzionale. Ora la Corte ci ha dato la massima autorevolezza. Il ministro sospenda tutto fino alla sentenza definitiva, se questo è ancora uno Stato di diritto dove chi governa giura sulla Costituzione".
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