(Teleborsa) - Un
quadro tendenziale triennale e non il
quadro programmatico. Il Def pronto per essere esaminato oggi in
Consiglio dei Ministri dovrebbe seguire le orme di quello già presentato dall'esecutivo Draghi con la Nadef che, a fine 2022 – per non imporre decisioni al futuro governo che sarebbe stato eletto di lì a pochi mesi –, decise di presentare un
documento "
light". Questa volta la scelta del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti è legata invece al
nuovo patto di stabilità che rivede il calendario e la forma dei documenti da presentare all'Unione europea.
Pesa il fardello per i conti pubblici dei
bonus edilizi che il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti ha più volte definito "un'eredità pesantissima". Al momento Giorgetti però allontana l'ipotesi di una
manovra correttiva: "sicuramente vogliamo rispettare gli obiettivi della nota di aggiornamento al Def dello scorso autunno per una questione di credibilità, se c'è qualcosa da correggere la correggeremo, ma sostanzialmente siamo in linea". Resta comunque l'incertezza sulle cifre finali degli aiuti al settore edilizio.
Nei dati mensili l'Enea certifica detrazioni maturate finora col
superbonus per 122,24 miliardi a fine marzo, un numero che continua a crescere e il cui saldo finale è visto salire sopra i
210 miliardi. Una cifra superiore a quella degli investimenti del PNRR.
Gli
aiuti al settore edilizio nati nell'emergenza pandemica hanno però dato una spinta al rialzo del Pil, consentendo, assieme alle ultime statistiche in miglioramento sull'economia italiana, di mantenere intorno all'1%. Una
crescita economica che verrà certificata anche nel Def per il 2024, di poco distante dall'1,2% della Nadef dello scorso autunno, sebbene superiore ai numeri indicati da Banca d'Italia, Fondo monetario internazionale e Commissione europea. Il grosso del deficit da bonus edilizi, poi, si sarebbe scaricato sul 2023 (al 7,2% del Pil la stima più recente) e il documento in arrivo manterrebbe la stima per quelli da scaricare sul 2024 grosso modo sui livelli indicati nella Nadef al 4,3%, con un debito appena sotto Il 140% del Pil contro il 140,1%.
Intanto si avvicina la necessità di rifinanziare il taglio del
cuneo fiscale e l'
Irpef a tre aliquote, con un costo complessivo di circa
15 miliardi. Lo scostamento rispetto al deficit tendenziale per il 2025 sarebbe fissato al 3,6%. Più crescita quindi – con una centralità sempre maggiore per il
PNRR – oltre a un piano di rientro del debito da presentare a Bruxelles, tornando a puntare su
riforme strutturali.