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Sul nuovo ruolo del Fondo salva-Stati

Il rischio della sostenibilità del debito pubblico non si abbassa d'incanto con risorse inadeguate.

In questa situazione, ieri ben 15 parlamentari del PD di area liberal, in un documento-appello pubblicato sul Corriere della Sera, auspicano che il Partito democratico porti l'agenda Monti nella prossima legislatura. Riprendo la parte strettamente economica: "incisiva e coraggiosa revisione della spesa pubblica per conseguire il pareggio strutturale di bilancio, per ridurre l'imposizione fiscale sul lavoro e l'impresa, per tornare a investire sulla formazione del capitale umano, sulla ricerca e sull'infrastrutturazione del Paese, per introdurre maggiori elementi di equità intergenerazionale nel sistema del welfare, affrontando la fase transitoria attraverso soluzioni coerenti e non regressive rispetto alla logica della riforma".

A parte la risibile questione del pareggio di bilancio strutturale - conseguibile, una volta per tutte? - è chiaro che sono stati toccati problemi rilevanti anche se non si dice una sola parola sulla crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro. Ma quello che non dicono i sottoscrittori dell'appello è se Monti abbia affrontato questi problemi in chiave costruttiva o regressiva. Le proposte sono, quindi, quanto meno reticenti e ancora una volta dimostrano la scarsa sensibilità dei politici italiani alla vicenda umana dei propri elettori. A chiacchiere, tutti parlano dei giovani e del come assicurare loro un futuro - dimenticando, peraltro, la situazione altrettanto grave della occupazione femminile. In realtà, i poteri forti, da mesi ormai, si preoccupano del futuro politico del Prof. Monti. I poteri forti sono coerenti, i 15 parlamentari del PD no.

Alla conferenza stampa di presentazione dei risultati raggiunti dalla riunione dell'Eurogruppo la domanda sul suo futuro è stata posta direttamente a Monti e lui, ovviamente, ha risposto che non si poneva il problema dall'alto del suo scanno di senatore a vita. Monti è coerente. Dove lo è stato meno è nel commento alla rilevanza del meccanismo anti-spread che ieri è stato confermato come progetto tutto da definire e con una funzione giuridica, secondo cui la BCE agirebbe nientemeno come agente del Fondo salva-Stati. Dico questo perché il rischio vero di un paese, della sostenibilità del suo debito pubblico, non si abbassa come d'incanto facendo intervenire il fondo salva-Stati con risorse assolutamente inadeguate. Il rischio vero è la febbre alta di un Paese che registra crescita negativa e tassi di interesse attorno al 6%. Bisogna curare la causa della febbre rilanciando la crescita a qualsiasi costo. E questo non lo dicono né Monti, né i quindici parlamentari del PD.
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