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Ora tocca a noi

Pur svantaggiata strutturalmente, l’Europa è ciclicamente interessante

Tutto quello che abbiamo scritto fin qui dovrebbe confermare questa idea. L’Europa è stata, è e rimarrà strutturalmente meno invitante dell’America per gli investimenti e perfino nel paragone con il Giappone, che ha comunque una strategia di lungo termine ormai definita, continuerà a risultare su molti aspetti svantaggiata.

E tuttavia, per i prossimi 12-18 mesi, l’Europa godrà di due formidabili vantaggi ciclici, la svalutazione dell’euro e il crollo del petrolio. Ricordiamo, a proposito di energia, che l’America è non solo il primo produttore mondiale, ma è anche circondata da produttori (Canada e Messico) che già cominciano a risentire della caduta del prezzo del greggio. L’Eurozona, al contrario, non produce né petrolio né gas. Ai due vantaggi ciclici citati andrà poi aggiunta una politica monetaria più espansiva in Europa a fronte di un’America che prima o poi alzerà i tassi.

Governing Council della BceIl momento è propizio per l’Europa anche in termini di posizionamento dei portafogli. Negli ultimi mesi abbiamo avuto continue sorprese macro positive dall’America e negative dall’Eurozona. Da un paio di settimane, tuttavia, gli Stati Uniti mandano segnali deludenti, mentre l’Europa, gradualmente, comincerà a mostrare segni (ciclici) di vita. Il divario tra la crescita americana e la nostra si ridurrà e i portafogli, ancora impreparati, non potranno non tenerne conto.

A un certo punto i mercati cominceranno a domandarsi se la riduzione del gap di crescita non debba comportare una riconsiderazione del cambio tra euro e dollaro. Dopo i primi effetti del Qe europeo, magari tra 1.10 e 1.15, la svalutazione dell’euro si arresterà. Difficilmente, tuttavia, vedremo un’inversione di tendenza significativa perché sull’America continuerà a incombere la prospettiva di tassi in rialzo, mentre sappiamo che l’Europa li manterrà a zero per tutto l’orizzonte prevedibile.

Per i portafogli si tratterà dunque di vendere su forza la borsa americana e usare il ricavato in parte per ridurre lentamente l’esposizione complessiva all’equity (opportuna a queste altezze di mercato) e in parte per investire sull’azionario europeo. La parte di riduzione netta del rischio, costituita da dollari rivenienti dalla vendita di azionario americano, potrà essere parcheggiata per qualche mese in Treasuries decennali, che offrono il rendimento più alto tra i paesi del G-7.

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