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Calmi e confusi

Si apre una fase più sobria e meno nevrotica

La fase che si è aperta da una settimana eredita la calma dalla prima parte dell'anno, quando ci si credeva forti e sani senza esserlo del tutto, e la confusione d'idee, dovuta al venir meno delle certezze, dalla correzione di agosto e settembre. Ora che tutti hanno fatto un passo indietro, ottimisti e pessimisti, e ora che le posizioni dei portafogli sono state testate dalla correzione e ridotte di conseguenza possiamo finalmente goderci questa fase più sobria e meno nevrotica, ben sapendo che non sarà né eterna né priva di scosse di assestamento.

Pirrone (365 a.C. - 275 a.C.)Ricordiamo, dal momento che tutto viene dimenticato troppo in fretta, che il 2015 si era aperto all'insegna dell'ottimismo sulla crescita americana, che avrebbe dovuto accelerare ulteriormente nel secondo semestre, quello che stiamo vivendo. Tra febbraio e marzo una nuova robusta iniezione di fiducia era sopraggiunta dall'Europa, dove il Quantitative easing aveva indotto i mercati a festeggiare con particolare entusiasmo l'accelerazione ciclica in arrivo. Questo scenario tutto in rosa si era poi tramutato in un film dell'orrore per la modestissima svalutazione del renminbi rispetto al dollaro, un due per cento totale che è perfino meno della fluttuazione media tra euro e dollaro in una settimana qualsiasi. Associata al costante rallentamento del manifatturiero cinese (di cui abbiamo continuato ad avere conferma anche nelle ultime settimane di ripresa dei mercati) e agli sbandamenti della borsa di Shanghai, la svalutazione del renminbi aveva creato un clima di psicosi e l'idea che una recessione globale, inaugurata da una possibile crisi finanziaria cinese, fosse alle porte.

Oggi, grazie al cielo, tanto l'ottimismo isterico sulla crescita quanto le previsioni più cupe sono lontani dal comune sentire dei mercati. Siamo tutti più adulti, non crediamo più nelle favole, sappiamo che il manifatturiero è in rallentamento in tutto il mondo e non solo in Cina ma abbiamo anche più chiaro che la domanda di servizi è forte su scala globale, che l'occupazione continua a migliorare e che l'Europa ha superato anche l'esame della crisi greca senza uscire in pezzi, che non è poco.
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