Papa Francesco ammonisce il mondo: "
La maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo continuano a vivere in una precarietà quotidiana con conseguenze funeste". Le sue parole riecheggiano quelle di
Giovanni Paolo II nell'Enciclica "
Centesimus Annus", celebratrice e rinnovatrice del messaggio con cui un secolo prima
Leone XIII aveva definito la dottrina sociale della Chiesa con la "
Rerum novarum". Papa Francesco, Giovanni Paolo II e Leone XIII sono indissolubilmente legati da una comune visione del mondo, dell'economia e dell'uomo: tre papi rivoluzionari.
La crisi finanziaria sta determinando sofferenze drammatiche ed ingiuste. Papa Francesco oggi non ha dubbi: "
… la paura e la disperazione prendono i cuori di numerose persone, anche nei paesi cosiddetti ricchi; la gioia di vivere va diminuendo; l'indecenza e la violenza sono in aumento; la povertá diventa più evidente. Si deve lottare per vivere, e spesso per vivere in modo non dignitoso… Il reddito di una minoranza cresce in maniera esponenziale…. quello della maggioranza si indebolisce".
Ed ancora: "
Oggi l'essere umano è considerato egli stesso come un bene di consumo che si può usare e poi gettare". La precarietà del lavoro non è la soluzione per uscire dalla crisi economica in cui versiamo, ma la ragione stessa del malessere che dilania la società: la aggrava, rendendola irreversibile.
"