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La crisi? Tutta colpa dell'Euro

Dovevamo lasciare il marco alla Germania e non sfidare inutilmente il dollaro

Per di più, sin dalla adozione dell'euro, varato in un contesto di sostanziale parità con il dollaro, quest'ultimo si è svalutato progressivamente, passando da un rapporto iniziale di 1:1 ad un livello anche superiore ad 1,4:1. Ciononostante, il saldo estero americano rispetto all'Europa si è mantenuto negativo. Il dollaro si sarebbe dovuto svalutare ancora di più rispetto all'euro, ma ciò avrebbe portato al collasso delle economie europee più deboli. Anche al livello di 1,4 dollari contro 1 euro, l'economia tedesca ha continuato a macinare saldi attivi sull'estero.

EurozonaSe in Europa avessimo mantenuto le monete nazionali, la Grecia ed il Portogallo sarebbero state costrette a svalutare tempestivamente: con il rischio di cambio incombente, nessuno avrebbe comparato il suo debito pubblico ad occhi chiusi ed a tassi irrisori. L'euro ha illuso tutti, fino alla crisi devastante del 2010. Ed ancor più queste valute si sarebbero dovute rivalutare sul dollaro. Molto probabilmente, la Germania si sarebbe convinta della insostenibilità di una crescita economica e di una bassa disoccupazione fondate su un saldo commerciale strutturalmente attivo sull'estero, verso il resto dell'Europa e gli USA. Anche la Francia avrebbe dovuto modificare il suo cambio verso la Germania, visto che ha un passivo annuo di circa 38 miliardi di euro.

Dopo la crisi del 2008, la Germania ha ribilanciato il proprio export verso i Paesi non appartenenti all'Eurozona. Quando la BCE ha deciso di immettere moneta con il Qe per sostenere l'economia, l'indebolimento dell'euro sul dollaro è andato a tutto vantaggio dell'export tedesco.

L'Eurozona oggi pretende l'impossibile: per sostenere il suo export verso il Resto del mondo vuole tenere l'euro basso sul dollaro, ed in effetti lo ha svalutato arrivando ad un rapporto tra quest'ultimo ed euro pari ad 1,10:1. Ma lo fa in un contesto in cui ha un saldo commerciale attivo, pari al 4% del PIL complessivo dell'Eurozona, che invece va ascritto quasi esclusivamente alla Germania ed all'Olanda, e solo marginalmente all'Italia. L'Eurozona dovrebbe quindi rivalutare sul dollaro, per evitare che gli USA tornino ad avere uno squilibrio commerciale insostenibile: ma per azzerare l'attivo commerciale tedesco verso il Resto del mondo si farebbe affondare l'export di tutti gli altri Paesi aderenti all'euro.

Il paradosso è che, dal 2008 al 2016, anni di crisi nera per tutti, la Germania ha accumulato un attivo commerciale pari al 61% del PIL. Quest'anno è accreditata di un surplus pari all'8,4% del PIL, una percentuale quasi tripla rispetto a quella di Cina e Giappone.

Chi pensava che l'euro sarebbe stato un modo efficace per tenere sotto controllo l'esuberanza tedesca, e sottrarre l'Europa alla tirannia del dollaro, ha sbagliato i conti.

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