Facebook Pixel
Milano 11:05
34.116,23 -0,37%
Nasdaq 7-mag
18.091,45 0,00%
Dow Jones 7-mag
38.884,26 +0,08%
Londra 11:06
8.341,44 +0,33%
Francoforte 11:05
18.512,21 +0,45%

Argentina contesa, tra Yuan e Dollaro

Alla fine, farà come tutti: "Pecunia non olet"


Ed ancora, poiché le entrate fiscali non sono mai sufficienti per finanziare le spese pubbliche che crescono in continuazione per corrispondere alle esigenze della popolazione e soddisfare le promesse populiste dei peronisti, la Banca centrale finanzia direttamente il governo stampando la moneta occorrente per coprire il deficit: questa inflazione della moneta ne scoraggia la detenzione, e così chiunque abbia risparmi o una qualsiasi attività cerca rifugio nel dollaro. Anche questa continua domanda di dollari in cambio di peso contribuisce a svilire il valore di quest'ultimo.

C'è un ultimo aspetto: visto che il mercato dei cambi è da sempre una fonte di arricchimento, e visto che c'è tanta richiesta di dollari, anche attraverso questo meccanismo si drenano risorse dall'economia reale al settore finanziario.

In pratica, l'Argentina spolpa continuamente se stessa: chi può, si difende col dollaro.

Il commercio internazionale dell'Argentina, che ha sempre avuto come riferimento principale il Brasile, si è andato sviluppando verso la Cina a mano a mano che i dazi posti dall'Amministrazione Trump alle importazioni americane dalla Cina vedevano come ritorsione l'imposizione di dazi cinesi sulle importazioni dagli Stati Uniti. Così facendo, le importazioni in Cina di prodotti agricoli dagli Stati Uniti sono divenute artificiosamente più care, rendendo più convenienti quelle dall'Argentina e dal Brasile. Questo flusso crescente di esportazioni ha fatto sì che ormai la Cina sia il secondo partner commerciale dell'Argentina, dopo il Brasile.

Rimaneva un paradosso, sul piano valutario, visto che il commercio bilaterale tra Argentina e Cina continuava ad essere effettuato in dollari. A questo aspetto è stato posto rimedio, con un accordo di swap tra le due Banche centrali, quella del Popolo cinese e quella dell'Argentina: la prima riforniva di yuan la seconda, che a sua volta riforniva di peso la prima, ad un tasso di cambio e per un tempo prestabilito. Le due banche centrali, per il tramite dei rispettivi sistemi bancari, prestano la valuta estera di cui sono state rifornite ai rispettivi importatori che non devono più ricorrere ai dollari per pagare le merci: in questo modo, gli yuan ritornano in Cina ed i peso in Argentina. Alla fine del periodo convenuto per lo swap, se il commercio bilaterale è stato bilanciato, le valute scambiate sono già rientrate nei rispettivi Paesi; in caso contrario, le due Banche centrali regolano la sola differenza residuata, pagando gli interessi convenuti.
Condividi
"
Altri Editoriali
```