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La Russia guarda all’Ucraina e studia le Repubbliche Baltiche

Politica
La Russia guarda all’Ucraina e studia le Repubbliche Baltiche
(Teleborsa) - Le avvisaglie di una nuova politica russa, più aggressiva, risalgono all'agosto 2008, in piena crisi economica mondiale, quando i rapporti tra Georgia e Russia si inasprirono fortemente culminando in una brevissima, ma sanguinosa guerra, che portò all'annessione alla Russia della regione autonoma dell'Ossezia del sud.

La Georgia ha sempre considerato questa guerra come un'invasione immotivata da parte della Russia, che invece la considera solo una risposta all'aggressione georgiana tesa a portare sotto di sé le regioni autonome di Abkhazia e Ossezia del Sud.

A seguito di ciò, le tensioni di una politica espansionistica russa arrivarono fino alle Repubbliche Baltiche, Lituania, Estonia e Lettonia, che chiesero ufficialmente protezione alla Nato.

Le regole dell'alleanza stabiliscono infatti che ogni Paese membro debba andare in difesa degli altri, se attaccati. Nello stesso tempo però, a più riprese, la Nato ha sostenuto che la Russia non rappresenta una minaccia per l´alleanza. Eppure, alla fine di una trattativa segreta, la Nato ha deciso di espandere lo scudo difensivo, che fino a quel momento arrivava alla Polonia, fino alle repubbliche baltiche, tornate nuovamente a percepire pericoli di interferenze russe a difesa delle minoranze "russofone", soprattutto in Estonia.

Conferme indirette arrivano dalla Finlandia, che ha un lungo confine in comune con la Russia a est e si trova poco più a nord delle Repubbliche Baltiche ex-sovietiche (Estonia, Lettonia e Lituania) e che sta migliorando la propria "reattività" nei confronti di nuove potenziali minacce russe, come lo spostamento di reparti aerei lungo il confine bielorusso a sud delle Repubbliche Baltiche.

Il piano di difesa, o scudo di difesa, si chiamerebbe Eagle Guardian e, secondo pareri autorevoli tra cui anche il Wall Street Journal, ad oggi risulta attivo. La rivelazione, fatta leggendo all'epoca i files di WikiLeaks, ha complicato parecchio le relazioni fra la Nato e la Russia e creato imbarazzo a Bruxelles e Washington.

Una Nato che, diversamente da sei anni fa, si contrappone adesso senza mezzi termini all'azione russa in Ucraina, che ha portato la Crimea nell'orbita russa e rischia di estendere la voglia indipendentista a tutta l'enclave di Donesk, importante centro affaristico e siderurgico dell'oriente ucraino.

Intanto, la risposta di Kiev alle spinte indipendentiste, sta negli inasprimenti del codice penale alla voce "reati di separatismo". La norma, appena approvata, fissa da tre a cinque anni di carcere la pena per chi attenti all'unità territoriale del paese; pena che aumenta da cinque a dieci anni se si tratta di una autorità pubblica.
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