(Teleborsa) - E' durata poche ore la sensazione che il
matrimonio tra Alitalia e Etihad fosse ormai un traguardo vicino.
Trovata la quadra su debito bancario ed esuberi (su quest'ultimo manca ancora all'appello la CGIL, ma tutti gli altri sindacati hanno firmato), non restava che contrattare su uno degli ultimi punti spinosi del dossier: quello del
contratto collettivo nazionale finalizzato soprattutto al taglio del costo del lavoro che dovrebbe permettere ad Alitalia di risparmiare oltre 30 milioni di euro nel secondo semestre dell'anno.
Fonti sindacali hanno riferito che
le trattative tra azienda e sindacati presso il Ministero dei Trasporti
si sarebbero interrotte questa notte alle 2.00 senza, tra l'altro, la fissazione di un nuovo incontro. Ancora più pessimiste le sigle che rappresentano il personale navigante, ossia Anpac, Anpav, Avia, che parlano di "stallo su tutti i tavoli".
Da rilevare che proprio oggi l'Amministratore Delegato della compagnia aerea emiratina,
James Hogan, è atteso a Roma in conferenza stampa per presentare un nuovo volo tra la Capitale e Abu Dhabi.
Secondo
Il Messaggero, comunque,
le nozze si faranno: il contratto dovrebbe essere firmato
il 25 luglio. Subito dopo l'Assemblea di CAI varerà una ricapitalizzazione da 250 milioni di euro. E qui ci sarebbe un altro
potenziale nodo da sciogliere: quello di
Poste. La società, secondo azionista di Alitalia con poco meno del 19,5%, non ha ancora dato la propria disponibilità a sottoscrivere interamente la quota di aumento ad essa spettante. E' dunque probabile che gli altri soci,
Unicredit e
Intesa Sanpaolo in testa (ma nella partita c'è anche
Atlantia), debbano accollarsi i diritti inoptati lasciati da Poste.