(Teleborsa) - L'ILVA di Taranto torna sotto i riflettori. Per lungo tempo l'azienda siderurgica pugliese è stata al centro delle cronache anche per
le vicende giudiziarie legate al rispetto delle norme ambientali che hanno portato il Tribunale di Taranto a condannare 28 ex dirigenti dell' impianto, ritenuti responsabili delle morti causate dall'amianto e da altre sostanze cancerogene provenienti dallo stabilimento di Taranto.
Oggi arrivano altre condanne stavolta per associazione a delinquere e truffa: a
Fabio Riva ( figlio del patron dell'ILVA Emilio) il Tribunale di Milano ha inferto una pena di sei anni e sei mesi di reclusione.
Il tribunale meneghino insieme a Fabio Riva a cui ha inflitto una condanna superiore a quanto richiesto dai pubblici ministeri che avevano proposto una pena di 5 anni e 4 mesi, ha anche condannato per gli stessi reati Alfredo Lo Monaco a cinque anni e Agostino Alberti a tre anni.
Lo Monaco era il proprietario della finanziaria Eufin Trade, mentre Alberti, al momento dei fatti che vengono contestati rivestiva il ruolo di direttore amministrativo della società Riva Fire, holding che controlla il colosso siderurgico.
Riva Fire inoltre è stata condannata dal Tribunale a pagare una penale da 1,5 milioni di euro, oltre al divieto di accedere a finanziamenti statali per 12 mesi e alla revoca di tutti quelli già concessi. Infine, il tribunale rinviando ad un ulteriore giudizio - in sede civile - la richiesta del Ministero dello Sviluppo Economico di condannare la Riva Fire al pagamento di 120 milioni di danni ha stabilito una cosiddetta provvisionale di 15 milioni, che Riva Fire dovrà versare subito nelle casse del Ministero.