(Teleborsa) -
Scatta oggi la possibilità di percepire il Tfr in busta paga, proposta dal governo per sostenere i redditi dei lavoratori italiani, anche se i
sindacati si sono schierati da subito contro e così
parte delle imprese. Si tratta in effetti di uno strumento controverso, che
non sembra aver preso molto piede.
Secondo un
sondaggio condotto da Confesercenti ed Swg, ne hanno
fatto richiesta sinora solo 6 dipendenti su 100 e solo un altro 11% intende farne richiesta entro il 2015. La maggioranza dei lavoratori (83%) ha deciso di rinunciare "all'uovo oggi", in favore della "gallina domani", specie dopo un
allarme di Bankitalia sull'adeguatezza delle pensioni future.
Secondo Mauro Bussoni, segretario generale Confesercenti, gli italiani hanno già espresso chiaramente il loro parere e
"ritengono che sia più utile mantenere intatta la liquidazione piuttosto che usufruire di poca liquidità in più ogni mese".
Tutta la questione ruota sul beneficio immediato, vale a dire
quanto incide il Tfr sulla busta paga. Secondo i
calcoli effettuati dalla confederazione artigiana CGIA, la cifra è quasi irrisoria: un operaio con una
retribuzione mensile netta di
1.200 euro percepirà
71 euro aggiuntivi. Un impiegato, invece, con una busta paga di
1.600 euro mensili netti al mese, chiedendo l’anticipazione del Tfr porterà a casa altri
112 euro. Un dirigente/quadro, infine, con uno stipendio mensile netto di
3.000 euro, “appesantirà” la sua retribuzione mensile di altri
214 euro.
La ridotta convenienza del "Tfr in busta" derova anche dal fatto che non è stata prevista una "tassazione agevolata". La CGIA, ricordando che la tassazione ordinaria, le addizionali IRPEF e le minori detrazioni spettanti riducono l'efficacia di questo strumento, sottolinea che
"se si attende la fine della vita lavorativa, la tassazione è più favorevole": si stima con il Tfr in busta una tassazione aggiuntiva di 22 euro al mese per l'operaio e l'impiegato presi a campione e di 39 euro per il dirigente.
“Pare di capire che saranno molto pochi coloro che chiederanno l’anticipazione", sottolinea il segretario CGIA Giuseppe
Bortolussi, ammettendo che, purtroppo,
"l’operazione non è conveniente".