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Banche, a giugno salgono i prestiti a famiglie e imprese.Tassi al minimo storico

E' quanto emerge dal rapporto mensile dell'Associazione Bancaria Italiana che rivela che le sofferenze nette in calo toccano il valore più basso da maggio 2014

Economia
Banche, a giugno salgono i prestiti a famiglie e imprese.Tassi al minimo storico
(Teleborsa) - A fine giugno 2017 l'ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia pari a 1.805,5 miliardi di euro è nettamente superiore, di oltre 97 miliardi, all'ammontare complessivo della raccolta da clientela, 1.708,3 miliardi di euro.E' quanto emerge dal rapporto mensile dell'Associazione Bancaria Italiana (ABI).



Dinamica dei prestiti bancari. Dai dati di giugno 2017, emerge che i prestiti a famiglie e imprese sono in crescita su base annua di +1,5%, rafforzando ulteriormente la dinamica complessiva del totale dei prestiti in essere. Tale evidenza emerge dalle stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d'Italia, relativi ai finanziamenti a famiglie e imprese.

Sulla base degli ultimi dati ufficiali, relativi a maggio 2017, si conferma la ripresa del mercato dei mutui. L’ammontare totale dei mutui in essere delle famiglie registra una variazione positiva di +2,5% rispetto a maggio 2016 (quando già si manifestavano segnali di miglioramento).

Tassi d'interesse sui prestiti. A giugno, i tassi di interesse applicati sui prestiti alla clientela si collocano, su livelli molto bassi: il tasso medio sul totale dei prestiti è pari al 2,76%, (2,79% il mese precedente e 6,18% prima della crisi, a fine 2007).

Il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni si attesta al 2,10%, (2,12% a maggio 2017, 5,72% a fine 2007). Sul totale delle nuove erogazioni di mutui circa i due terzi sono mutui a tasso fisso. Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese risulta pari a 1,61%, era 1,60% il mese precedente (5,48% a fine 2007).

Le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) a maggio 2017 sono scese a 76,5 miliardi di euro, in calo sia rispetto ai 77,4 miliardi del mese precedente (e toccando il valore più basso da maggio 2014), sia rispetto al dato di dicembre 2016. In particolare, rispetto al picco di 89 miliardi toccato a novembre 2015 si registra una riduzione delle sofferenze nette di quasi il 14%.

Per quanto riguarda la raccolta della clientela. In Italia i depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) sono aumentati, a fine giugno 2017, di quasi 58 miliardi di euro rispetto a un anno prima (variazione pari a +4,3% su base annuale), mentre si conferma la diminuzione della raccolta a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni, per quasi 52 miliardi di euro in valore assoluto negli ultimi 12 mesi (pari a -14,2%). La dinamica della raccolta complessiva (depositi da clientela residente + obbligazioni) registra a giugno 2017 una lieve crescita su base annua pari a +0,4%, era -0,1% il mese precedente. Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi la raccolta da clientela è cresciuta da 1.549 a quasi 1.708,3 miliardi di euro, segnando un aumento – in valore assoluto - di oltre 159 miliardi.

Tassi d'interesse sulla raccolta. A giugno 2017 il tasso di interesse medio sul totale della raccolta bancaria da clientela (somma di depositi, obbligazioni e pronti contro termine in euro a famiglie e società non finanziarie) è pari in Italia a 0,95% (0,96% il mese precedente) ad effetto:

-del tasso praticato sui depositi (conti correnti, depositi a risparmio e certificati di deposito), pari a 0,40% (0,40% anche a maggio 2017);

- del tasso sui PCT, che si colloca a 0,70% (0,72% a maggio);

- del rendimento delle obbligazioni, pari a 2,67% (2,68% a maggio).

Il margine (spread) fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie permane in Italia su livelli particolarmente bassi, a giugno 2017 risulta pari a 181 punti base (183 punti base il mese precedente), in marcato calo dagli oltre 300 punti base di prima della crisi finanziaria (329 punti base a fine 2007). In media nel 2016 tale differenziale è risultato pari a 1,98 punti percentuali (2,11 p.p. nel 2015).
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